lunedì, 19 aprile 2010
19 Aprile 2010
mercoledì, 21 aprile 2010
21 Aprile 2010
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martedì, 20 aprile 2010

Mi fa bene cambiare aria. Il rientro ed anche la riunione del Consiglio regionale sembrano più leggeri, un po’ per il fatto che il Consiglio scorre via senza intoppi, dopo essersi sbloccata la discussione sulla legge che riguarda i segretari comunali. Con la trattazione di una mozione sull’Iran chiudiamo anticipatamente i lavori, nella comune consapevolezza che è piuttosto inutile star in aula a perdere tempo, trattando mozioni che non interessano granché. E quella che il consigliere Morandini aveva presentato mesi e mesi fa sulla repressione in Iran è proprio una di queste.

E’ mia forte convinzione che il Consiglio regionale dovrebbe occuparsi prevalentemente di questioni che hanno a che vedere con le relazioni internazionali, transfrontaliere, delle minoranze, immaginando una Regione definitivamente privata di competenze amministrative, assegnandole un ruolo di indirizzo in particolare attorno ai temi europei ed euroregionali.

Accade invece che la miopia dei più, penso in particolare all’intervento di Pichler Rolle, porti a dire che di queste cose (in questo caso l’Iran) il Consiglio regionale non dovrebbe nemmeno discuterne. C’è davvero poca capacità di visione, specie se penso che grazie proprio all’ancoraggio internazionale la nostra regione ha potuto beneficiare di un’autonomia dinamica che oggi viene studiata in ogni parte del mondo.

La mozione in questione, debitamente emendata grazie agli interventi del sottoscritto, dei consiglieri Dello Sbarba e Anderle, passa con l’astensione della SVP. E il consiglio si chiude qui.

Vado da Pacher per concordare un po’ di cose sul Lomaso. Sotto la Provincia le Bandiere rosse dei Comunisti italiani e di Rifondazione, non so bene a protestare per che cosa, sono nella loro solitudine davvero patetiche. Eppure ci sono un paio di telecamere a riprenderle, "a prescindere" come direbbe Totò.

C’è proprio bisogno di rovesciare lo schema dell’attuale rappresentazione politica, per non farsi imbrigliare in una storia che sembra ripetersi all’infinito diventando farsa. Rovesciare lo schema però non è semplice, in primo luogo perché la rappresentazione che s’impone è ancora quella nazionale. Più lo sarà, più i territori saranno sorvolati dalla politica "romana", più la Lega apparirà come l’unico soggetto pigliatutto, ad un tempo rassicurante ed antisistema, nonostante sia al governo del paese.

Ne parlo con Riccardo Dello Sbarba in un intervallo del Consiglio regionale per capire se loro, come Verdi del Sud Tirolo, si stiano ponendo queste stesse domande. Difficile per loro immaginarsi di "auto proteggersi" in un PD altoatesino che per governare deve sostanzialmente rinunciare a contendere l’elettorato di lingua tedesca alla SVP. La quale mostra segni ormai evidenti di difficoltà proprio a mantenere il ruolo di "partito di raccolta". Epperò il problema se lo stanno ponendo, anche in considerazione che la federazione dei verdi di cui sono parte nelle ultime elezioni regionali è stata sostanzialmente cancellata.

Anche il presidente Dellai se lo pone, visto che l’Api non vola e non rappresenta affatto territorialità diffuse. Occorrono due o tre anni di lavoro, come dice nella sua recente intervista al Trentino. E’ bene che se ne sia reso conto. Occorre altresì la capacità di scartare sul piano del pensiero, aggiungo io. Nei prossimi giorni proverò a parlargliene. Ma in tutto questo, quel che mi sorprende, è il vuoto del PD sul piano nazionale, più intento a rassicurare che ad interrogarsi. La risposta alle istanze federaliste di cui Romano Prodi si è fatto interprete lascia davvero di stucco: pensare che oggi il problema sia l’unità del paese anziché la capacità di sintonizzarsi con i territori e di ripensare così tanto i paradigmi quanto lo schema della politica vuol dire proprio non aver capito.

E’ la percezione che ho sentendo in un programma televisivo quel che dice Massimo D’Alema parlando di alleanze. Con questa classe dirigente non andremo da nessuna parte.

 

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