domenica, 18 aprile 2010
18 Aprile 2010martedì, 20 aprile 2010
20 Aprile 2010lunedì, 19 aprile 2010
Il mare è calmo, arriva in stanza una leggera brezza. Senj è un’antica città marittima, circondata dalle mura che la proteggevano dalle incursioni dei nemici, sovrastata dal castello degli Uscocchi che domina il golfo a sua volta circondato dalle isole fra le quali le piccole ed agili imbarcazioni riuscivano a mettere in scacco le grandi navi mercantili della Repubblica di Venezia.
Lungo la litoranea il sole fa le prime prove d’estate. Passiamo il golfo di Bukari e Rijeka (la città di Fiume, capitale istriana dove ancora numerosa è la comunità di lingua italiana) ed è mattino inoltrato quando arrivo a Trieste. Eugenio prosegue in treno, io invece ne approfitto per salutare qualche amico. Chiamo Matteo Apuzzo. Ha lavorato per anni con la Fondazione Maritain, ha curato il master postuniversitario di Portogruaro dedicato ai Balcani ed ora è impegnato nella progettazione europea. E’ stato anche segretario provinciale della Margherita e poi nel PD, ma ora è ai margini del partito.
Ci mettiamo a conversare in un caffè di piazza Unità d’Italia, è un po’ che non ci si vede e dunque molte le cose da raccontarci. Parliamo soprattutto di politica e anche lui conviene che è necessario cambiare lo schema di gioco a partire dai territori. Il clima politico in Friuli dopo la sconfitta di Illy di un anno fa non è certo favorevole e fra un anno la Provincia ed il Comune di Trieste torneranno al voto. Ma non si coglie alcuna capacità di indagare le ragioni della sconfitta, di allora come delle scorse settimane. Rimaniamo di organizzare un incontro per parlare di una prospettiva territoriale che oggi non c’è.
Come sono strane le cose. Nella conversazione con Matteo parliamo di varie cose fra cui il programma del Forum sulla cittadinanza euromediterranea. In questo viaggio avrei voluto passare da Zagabria per vedere lo scrittore Predrag Matvejević e così scopro che proprio oggi Predrag è a Trieste per una conferenza sull’Europa. Così lo chiamiamo e dopo un quarto d’ora ci vediamo al caffè Specchi. Con Metvejević siamo amici e rivederlo è davvero un grande piacere. I suoi saggi sul Mediterraneo lo fanno una delle persone più sensibili e competenti sul nostro mare, il suo "Breviario Mediterraneo" è uno dei testi più affascinanti per immergersi nella sua storia. Ora sta lavorando su "Pane nostro", che il primo settembre uscirà nelle librerie italiane. E’ la storia del pane del mediterraneo, quel che il pane rappresenta nelle culture e nelle tradizioni che i marinai portavano di approdo in approdo. Nel programma del Forum c’è l’idea di una grande manifestazione sul pane, che vorremmo realizzare in una piazza di Trento con la narrazione di Predrag. E’ entusiasta dell’idea e così rimaniamo d’accordo. Nel caldo sole primaverile parliamo di tante cose, soprattutto quel che questo tempo ci sta riservando. E di come male è messa l’Europa in cui ha creduto insieme a Romano Prodi che gli aveva affidato il prestigioso incarico di seguire per conto della Commissione il protocollo di Barcellona sul Mediterraneo. Idee e progetti oggi caduti nell’oblio. Lo lascio dandogli una copia di "Darsi il tempo", Predrag mi chiede una dedica, cosa sempre difficile da scrivere ma che in questo caso mi viene d’istinto.
Siamo nel golfo di Trieste, a due passi dal porticciolo nei pressi della vecchia stazione marittima si intravvedono delle meduse straordinariamente grandi ma anche altrettanto belle. Come bella è la sorpresa di rivedere Caterina, amica geografa che ha lasciato le sue antiche rotte per la musica. L’ho conosciuta qualche anno fa in un convegno sulle "Città divise" che Matteo Apuzzo aveva organizzato proprio qui, a Trieste. Ne venne un libro, edito dalla "Infinito edizioni", e l’amicizia con Caterina con la quale ho condiviso, fra l’altro, l’affetto per la bosanska kafa e per una città Mostar.
Mi rimetto in viaggio verso Trento. I chilometri volano, ma non avverto fatica. Come amo l’andare, amo anche il ritorno.