
mercoledì, 11 luglio 2012
17 Aprile 2010
domenica,1luglio 2012
18 Aprile 2010sabato, 17 aprile 2010
Da Trento a Sarajevo sono all’incirca 1200 chilometri. Pensare di andare e ritornare nel fine settimana è una piccola pazzia. Ma chi mi conosce sa che non sono nuovo a queste cose. Certo, gli incontri e le conferenze oggi si possono fare anche via skipe, ma il contatto diretto ti permette un rapporto più vero, specie quando devi non solo dire come la pensi ma anche prendere decisioni importanti.
E quindi alle 9.00 del mattino parto in automobile, insieme ad Eugenio, uno dei collaboratori dell’associazione "Viaggiare i Balcani". Altri modi per arrivarci? Dall’Italia non ci sono voli diretti su Sarajevo e quindi se vuoi andarci in aereo devi fare scalo a Vienna o Monaco. O altre tratte ancora più complicate. Fra una cosa e l’altra, tempi morti, ci impieghi di più che in auto. Poi l’aeroporto di Sarajevo ti tira brutti scherzi, spesso i voli vengono cancellati, le condizioni atmosferiche non sempre sono buone (siamo in mezzo alle montagne, non dimentichiamolo). In questo caso, poi, la nube che viene dall’Islanda ha bloccato i voli di mezza Europa e se avessimo fatto la scelta di andarci in aereo saremo rimasti a terra.
Non mi pesa il viaggio. Conversando, è l’occasione per confrontarsi su tante cose. Anche se, ad un certo punto del viaggio, mi viene da chiedermi se è giusto sobbarcarsi queste sfacchinate. Mi soccorre l’amore verso la Bosnia e una città come Sarajevo che ho nel cuore. C’è un bel sole caldo e quando oltrepassiamo il confine a Slavonski Brod è come tornare in un luogo un po’ anche mio, famigliare. E così, fra una cosa e l’altra, intorno alle 19.00 siamo a destinazione.
Manco da questo paese da un anno e da Sarajevo ancora di più. Prima di ricevere il mandato consiliare ero da queste parti più o meno una volta al mese ed ora avverto nostalgia verso questi luoghi ed atmosfere che tanto mi hanno dato nel corso di questi anni. Eppure non è un bel vedere. Passato il confine, nonostante siano trascorsi quindici anni dalla fine della guerra, iniziano le macerie, lì a testimoniare nel loro aspetto funereo la tragedia della guerra.
Sarajevo è ancora lontana, non ci sono che pochi chilometri di autostrada in BiH, le strade trafficate e controlli radar ovunque. E’ l’imbrunire che entriamo nella capitale bosniaca. Un piccolo alberghetto nella Bascarsija, la città turca, due passi per annusare l’aria. Domani ci attende una giornata faticosa.