sabato, 27 marzo 2010
27 Marzo 2010
martedì, 30 marzo 2010
30 Marzo 2010
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martedì, 30 marzo 2010
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lunedì, 29 marzo 2010

In attesa che insieme al pomeriggio arrivino anche i risultati delle elezioni regionali, un primo provvisorio bilancio di "Politica è responsabilità". Abbiamo scelto la strada di iniziare in sordina, con il passaparola, perché questa cosa non nasce per farsi notare ma per essere utile. Utile alle idee, al dialogo nel centrosinistra, alla politica. Verificandola, questa utilità, nella qualità delle cose che vengono proposte e nel dialogo che saremo capaci di creare con i lettori. Dunque è impossibile tirare oggi le somme. Ma qualche spunto mi viene e ve lo propongo.

In primo luogo sono personalmente contento che un progetto che ho proposto in campagna elettorale si stia realizzando. Corrispondeva anche un impegno di destinare una parte della mia indennità di consigliere provinciale per la comunicazione, la circolazione delle idee e la formazione. Tanto per essere chiari, della mia indennità (che ammonta complessivamente a circa 6.200 euro mensili) il 20% va al PD del Trentino e il 30% a questo progetto.

In secondo luogo, per chi sono i primi protagonisti di questo dialogo. Marco Brunazzo prima, Mauro Milanaccio ora e a seguire Franco Ianeselli sono persone giovani, indicano la possibilità di un cambio generazionale a fronte di una generazione come la mia che ha sequestrato il proprio tempo, rendendone più complessa l’elaborazione. Marco, oltre a rompere il ghiaccio è stato davvero un ottimo direttore responsabile. Ha proposto una tesi che rappresenta uno degli snodi che la politica deve saper affrontare in forme originali, in rapporto al funzionamento delle istituzioni, al ruolo dell’informazione, alle forme di partecipazione diretta…

Sono anche soddisfatto di come sia iniziato il confronto con i lettori, per le venti persone che hanno preso carta e penna e si sono messe in gioco su un tema tanto importante quanto delicato come quello della democrazia. Scrivere un editoriale è relativamente semplice, interloquire nel merito molto meno scontato. Specie quando si è andato perdendo il gusto dell’argomentare, a tutto vantaggio di una politica gridata.

Un’altra cosa che mi sembra interessante è quella di un sito che prende corpo grazie all’apporto decisivo dei suoi direttori responsabili e del dialogo che si crea con i lettori. A fine anno avremo una vera e propria biblioteca on line, una vastissima documentazione di articoli e materiali di approfondimento dove ciascuno potrà attingere e dare senso alle parole che si scrivono.

E, da ultimo, il sito è proprio bello. Ce l’hanno detto in tantissimi: semplice, di facile lettura, sobrio, raffinato. Bisogna che impariamo a fare cose utili, senz’altro, ma anche belle e piacevoli.

I risultati elettorali tardano ad arrivare. Una veloce riunione di gruppo, dove decidiamo che abbiamo bisogno di confrontarci sulla situazione politica trentina. Effettivamente… Propongo di accelerare i tempi per una mozione sul tema degli impianti della telefonia mobile per provare a regolare l’attuale giungla che determina un’assurda proliferazione di antenne, proposta che mi vedrà primo firmatario.

Mentre parto per Fiavè, arrivano i primi risultati, che per la verità sono un po’ più confortanti di quel che poi sarà il verdetto conclusivo. Tutto il nord tranne la Liguria (e la nostra regione) sono nelle mani del centro destra e della valanga leghista, che inizia a penetrare anche in altre regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana e le Marche, collocandosi come movimento capace di intercettare non solo le istanze di un’area geografica (perché con il federalismo centra ben poco) ma anche (e soprattutto) il rancore di tutti quelli che si sentono minacciati.

Non è questa la sede per un’analisi del voto, ma ho l’impressione che anche questa volta non si imparerà un bel niente. Era l’amarezza che avevo provato sabato quando a Milano, dopo l’incontro sulla Palestina, ci siamo messi a discutere sulle elezioni e quel che sarebbe accaduto in Lombardia. Da persone amiche ed intelligenti veniva solo rancore, come se la scontata affermazione di Formigoni giunto al suo quarto plebiscito non riguardasse anche noi, una sinistra sempre uguale a se stessa, capace solo di dividersi e di riproporre stanchi rituali ideologici. Incapace di intercettare i territori, di mettersi in connessione con essi, di ricostruire coesione sociale, di parlare alle paure, di abitare il difficile crinale della compromissione.

Arrivo a Fiavè per l’incontro con un gruppo di persone che da anni si battono per cercare una soluzione al tema dell’inquinamento dovuto alla presenza nella zona degli allevamenti intensivi di capi bovini. Mi descrivono una situazione da far west, fortemente condizionata da poteri forti che della produzione di latte o di carne di qualità in realtà se ne fregano, scoprendo un mondo che gioca più sui contributi e sulle assicurazioni che altro. Ed anche compromessa sul piano del rispetto delle regole.

Le Giudicarie esteriori rappresentano bene uno dei tratti di criticità del modello di sviluppo trentino, laddove la quantità (e le furbizie) prevalgono sulla qualità, ormai da tutti riconosciuta come la chiave per abitare i processi globali. Raccolgo informazioni e elementi sui quali riflettere. Mi chiedono di assumermi l’impegno di elaborare un disegno di legge sul recepimento delle normative europee sull’uso dei nitrati e sul rapporto fra capi di bestiame e territorio da pascolo. E’ un filone tematico che sto seguendo e ci diamo appuntamento per un sopraluogo la prossima settimana.

E’ ormai sera inoltrata quando ritorno verso Trento. Mi ero preso un mezzo impegno di andare a Rovereto ad un incontro di "Pace per Gerusalemme", ma ho la testa piena e vado verso casa. Mano a mano che arrivano i dati elettorali si intravede l’esito finale, sette a sei. Diciamo che il malato è grave, ma la partita non è chiusa.

 

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