gabbiano
venerdì, 11 giugno 2010
24 Marzo 2015
Con Tonino a Sarajevo, 2002
giovedì, 21 maggio 2015
21 Maggio 2015
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Con Tonino a Sarajevo, 2002
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mercoledì, 24 marzo 2010

La rappresentazione delle istituzioni che ha dato oggi il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento è il segno dei tempi. Non vorrei mai che le mie parole si confondessero con le grida dell’antipolitica. So bene quanto la diversità trentina sia importante, specie se confrontata con quel che accade tutt’intorno. Ma non si può nemmeno far finta di niente, non vedere il degrado e l’imbarbarirsi della politica come l’impoverirsi delle istituzioni.

Oggi avevamo all’ordine del giorno la riforma del personale. Una legge importante, che ha impegnato le forze politiche, la commissione legislativa ed infine la giunta con una sua proposta che in buona sostanza riprendeva buona parte delle sollecitazioni venute dal dibattito. Qualche contraddizione nella maggioranza, ma niente di che… Nonostante ciò, nonostante verso le opposizioni si sia aperta non una linea di comunicazione ma un’autostrada, lasciando separato uno dei punti (quello sulla trasparenza) dal testo generale affinché venisse approvata questa proposta come contributo appunto delle opposizioni, la Lega annuncia l’ostruzionismo e centinaia di emendamenti.

Di fronte a questa situazione e considerata la non urgenza del provvedimento, ma anche per evitare di paralizzare i lavori dell’aula per chissà quanto, la Giunta decide di ritirare il provvedimento e di riportarlo in aula quando ci saranno elementi di rasserenamento del clima. Ne conseguiva che anche il Disegno di legge (di un solo articolo) della minoranza (quello sulla trasparenza) venisse ritirato. La Giunta, sbagliando, non concorda tale consequenzialità e apriti cielo. La Lega va avanti e prova ad incassare. Riunione della maggioranza dove prevale, in nome del fatto che comunque il testo era stato condiviso in Commissione, l’idea di approvare il DDL come atto di buona volontà, pur rimarcando l’irresponsabilità dell’atteggiamento ostruzionistico. Bastano queste parole perché l’aula diventi una gazzarra, linguaggi da caserma, insomma uno spettacolo indecente. Il Disegno di legge comunque passa all’unanimità, con un’astensione che proprio non mi piace.

La Lega va presa drammaticamente sul serio. Invece noi ne abbiamo riso, abbiamo riso della loro rozzezza, senza comprendere che la Lega, l’ho scritto e detto più volte, rappresenta il fenomeno politico più moderno di questo paese, nel senso che più di ogni altro riesce ad interpretare gli umori e gli istinti più inconfessabili che covano nella nostra società. E, a forza di sorridere, oggi è il primo partito del nord di questo paese o rivendica di esserlo. E’ il vero soggetto egemone dentro il centrodestra, lo è culturalmente ed anche politicamente. Nemmeno in Trentino possiamo stare tranquilli. Certo, qui i processi di spaesamento che hanno segnato il resto del nord sono attenuati da un diverso contesto economico, sociale e culturale, e dunque lo spazio, il brodo di coltura del leghismo, è per il momento minore. Non è detto però che la situazione non possa cambiare e ciò dipenderà non poco dalla capacità che dimostreremo di saper coltivare la nostra diversità (e l’autonomia in primo luogo). Intanto iniziamo ad avvertire anche qui, specie nelle valli più prossime alla vandea, i segnali dell’imbarbarimento, anche in termini di consenso elettorale come si è visto nelle elezioni per la Camera ed il Senato.

C’è una deriva che ci deve preoccupare. E’ l’istintiva reazione verso ogni cosa che potrebbe mettere in discussione una realtà di seppur relativo privilegio. Anche una piccola pensione può esserlo, anche una casa Itea lo è, anche la sicurezza di un lavoro… se rapportato a chi non ce l’ha o riceve 3/400 euro per lavorare 10-12 ore al giorno. Chiedetevi, ad esempio, perché la gente è contro l’Europa se non per effetto dell’intuizione che un progetto politico come questo comporta una riconsiderazione del nostro complessivo tenore di vita? Ho continuato a ripeterlo in questi anni: nell’espressione "il nostro tenore di vita non è negoziabile" c’è la fine dell’umanesimo, cioè la barbarie dell’esclusione. La paura e la solitudine abitano qui. La Lega sa bene come interpretarla… e noi ne ridiamo.

Quando finisce il Consiglio non sono ancora le 18.00 e quindi faccio in tempo a partecipare all’incontro "Impresa solida – Impresa solidale. Fare impresa con i diversamente abili" che si tiene a Palazzo Trentini, promossa da Fondazione Fontana, Handicrea, IPSIA del Trentino, Mani Tese, Valore Sociale, Impresa Solidale. In particolare, gli interventi di Piergiorgio Cattani e di Graziella Anesi sono una lucida testimonianza di quanto difficile sia per una persona portatrice di handicap rapportarsi al lavoro. La responsabile di "Handicrea" s’interroga sulla solidità della sua impresa e mi viene immediatamente da chiedermi quanto lo sia la politica, quanto siano consolidate le conquiste di civiltà fatte su questo terreno negli anni passati. Penso in cuor mio che in realtà oggi si viva anche su questo terreno, analogamente a molti altri ambiti sociali come il disagio e la malattia mentali, dando per scontate scelte legislative e retroterra culturali maturati negli anni ’60/’70 e che invece non lo sono affatto. Penso a questo paese ma ancor più al fatto che nell’Unione Europea le scuole speciali sono ancora in vita in 25 paesi su 27, figuriamoci altrove. Penso ad esempio che nei paesi ex comunisti ancor oggi esiste la laurea in "difettologia" il che la dice lunga sull’approccio culturale che impera in questi paesi. Ricordo come fosse ieri quando, più o meno una decina d’anni fa, ospitammo a cena a casa nostra due insegnanti provenienti dalla Bielorussa (in Trentino nell’ambito dell’accoglienza dei bambini di Chernobyl) le quali erano scandalizzate che qui si perdesse tempo con bambini con handicap che non avrebbero mai potuto ripagare i loro costi sociali. Non ci fu nulla da fare, il nostro era lusso per ricchi…

Del resto è quel che regolarmente avviene nelle scuole private e, talvolta, anche in quelle pubbliche, quando i genitori che chiedono l’inserimento dei loro ragazzi diversamente abili si sentono rispondere che sì, si può fare, ma che ci sarebbero scuole più "attrezzate" delle loro. Vi lascio immaginare quale possa essere la reazione di questi genitori.

Nel dibattito seguono le testimonianze di Davide Galesso, Diana Quinto e Pierino Martinelli, il quale racconta in maniera molto efficace di come si ponga il tema della "diversa abilità" in un paese come il Kenya.

Mentre scendo le scalinate di Palazzo Trentini ripenso alla mia giornata, alla sensibilità di quest’ultimo incontro e alla gazzarra in Consiglio, metro di misura e specchio di un paese reale sempre più incattivito. E penso al partito del "celodurismo" che domenica prossima spopolerà nelle regioni del nord italiano.

 

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