martedì, 2 marzo 2010
2 Marzo 2010
martedì, 6 dicembre 2011
4 Marzo 2010mercoledì, 3 marzo 2010
Una classe quarta del Liceo Rosmini viene in visita al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Venticinque ragazzi (anzi, soprattutto ragazze) pressoché maggiorenni che probabilmente non avrebbero mai varcato per conto loro la soglia del Forum, ma che – grazie probabilmente agli stimoli dei loro insegnanti – ora sono qui davanti a Francesca, Luisa e chi scrive. In cuor loro non hanno ancora capito se sarà una cosa noiosissima oppure un incontro stimolante. E’ vero che ne hanno parlato, più o meno dovrebbero sapere che cos’è quel luogo, ma le istituzioni (anche se un po’ particolari come il Forum) oggi faticano a colpire l’immaginario di qualcuno e la pace è talmente banalizzata che fatica a scaldare i cuori.
Comunque ci proviamo. Loro e il Forum sono pressoché coetanei e allora parto da lì. Dal senso della storia, dalla necessità di avere consapevolezza che il film che viviamo ha un prima e un dopo, che se non vogliamo che la storia non sia una coazione a ripetere dobbiamo far tesoro di quel che è accaduto prima di noi e provare ad indagare sempre strade nuove, nella speranza di poter consegnare a chi verrà dopo di noi uno scenario ospitale. Dalla necessità di non affidarsi all’apparenza e quindi di scavare dentro gli avvenimenti, con uno sguardo critico e curioso. Dal bisogno di indagare le ragioni per cui l’uomo, pur nella consapevolezza della tragedia che ogni guerra porta con sé, continui da sempre a perseverare su questa strada. E dunque dal provare a darsi qualche risposta, evitando manicheismi perché la realtà è sempre complessa e contraddittoria.
Argomenti tutt’altro che facili da affrontare, ma c’è attenzione. Molte le domande che ci vengono rivolte e, fra queste, ci si chiede se in questo luogo si può fare volontariato oppure servizio civile.
Questo incontro mi rincuora, mi fa capire oltremodo di quanto sia una sciocchezza parlare di bamboccioni, che entrare in comunicazione è possibile purché si abbia qualcosa da raccontare. Lo dico anche per gli insegnanti che accompagnano le ragazze e i ragazzi: incrociando i loro sguardi mi pare di capire che loro stessi avrebbero bisogno di incrociare i loro saperi con altri saperi, di quanto sia decisivo il tema dell’educazione permanente, di come questa dovrebbe essere alla base di un processo di rimotivazione delle persone anche sul piano professionale.
Di questo parliamo anche nel pomeriggio con il professor Pugliese, docente a Cavalese e che collabora da tempo con il Forum. Gli propongo di far parte di un gruppo di lavoro che intendiamo costruire per avvicinarci all’edizione del cinquantenario della Marcia Perugia – Assisi, quella del 2011, e che pensiamo dovrebbe avvenire all’insegna della riscoperta del pensiero di Aldo Capitini. Penso alla realizzazione di una mostra itinerante sulla vita, le opere e l’attualità del pensiero di questo eretico del Novecento, anche come chiave per interrogarci sull’impegno per la pace nel nostro tempo, mettendo da parte la retorica con la quale in questi anni si è impoverito il messaggio della marcia. Più in generale gli illustro l’impostazione che stiamo dando al nostro lavoro e mi pare di cogliere sintonia. Il professor Pugliese ha curato negli anni scorsi un compendio di itinerari bibliografici su pace e diritti umani, un lavoro che – in sintonia con il sistema bibliotecario trentino – vorremmo mettere in internet, aprendo una apposita sezione del nuovo sito del Forum che a breve sarà in chiaro, indicando in quale delle biblioteche trentine si possono trovare i testi che vengono segnalati. Fare sistema, insomma.
La giornata scorre così, in mezzo tante altre cose, spaziando dall’agricoltura all’Università, sulla quale il PD organizza sabato prossimo un incontro di approfondimento in relazione alle nuove competenze autonomistiche.
Non ci sono impegni serali, ma un po’ di lavoro c’è ancora. L’indomani mi attende una lezione al liceo scientifico Galilei, dove un gruppo di studenti sta preparando un viaggio di studio in Bosnia Erzegovina. Non saranno cose che direttamente hanno a che fare con il mio impegno istituzionale, ma avverto come sia importante anche per me questo contatto diretto. Proprio per cercare di evitare che ogni volta tutto ricominci da capo.