lunedì,1marzo 2010
1 Marzo 2010mercoledì, 3 marzo 2010
3 Marzo 2010martedì, 2 marzo 2010
Ieri, nella riunione della Commissione ambiente del PD del Trentino, abbiamo parlato di biodigestori e dell’assurda situazione in cui si trova la nostra provincia, che si trova ad esportare più dell’80% dell’umido prodotto in Trentino (dalle 60.000 alle 80.000 ton anno), oltretutto a costi che arrivano anche a 120 euro la tonnellata. Il tutto per l’assenza di impianti, se si esclude quello di Rovereto, peraltro di dimensioni piuttosto ridotte.
Il terzo aggiornamento del piano provinciale rifiuti prevedeva, fra le altre cose, la realizzazione di quattro impianti di biodigestione dislocati in maniera da accogliere i diversi bacini di conferimento sul nostro territorio. La negativa esperienza dell’impianto di Campiello, nei pressi di Levico, di vecchissima generazione tanto da non poterlo nemmeno indicare come biodigestore, ha nei fatti creato un’opposizione a valanga in nome del "non nel mio giardino". E questo nonostante si tratti di impianti anaerobici che riducono pressoché totalmente l’impatto sul territorio circostante. Così, una potenziale risorsa diviene un problema, con elevati costi per la nostra comunità. All’opposizione all’impianto di Lasino è seguita quella contro la realizzazione dell’impianto di Cadino (Faedo): migliaia di firme per dire "non qui, fatelo altrove".
Nella riunione indichiamo la necessità di un approccio responsabile, fondato su due concetti. In primo luogo, quello di ridurre l’impronta ecologica del nostro territorio che passa nelle scelte di sviluppo (penso ad esempio agli allevamenti intensivi che tanti problemi stanno creando in alcune zone del Trentino come il Bleggio) ma anche attraverso i nostri comportamenti virtuali. In secondo luogo attraverso il principio di autosufficienza che tradotto significa opporsi all’import – export dei rifiuti. Nello specifico della gestione dell’umido, questo vuol dire farsi carico di trovare localizzazioni idonee e processi informativi e decisionali improntati a criteri partecipativi e responsabili.
Decidiamo che su questo tema il PD del Trentino dia il via ad una vera e propria campagna per un approccio responsabile al problema. Se ne parlerà in una delle prossime assemblee del partito, anche per evitare che nel cavalcare le situazioni di protesta (e in nome di una ricerca di facile consenso) si facciano coinvolgere anche gli esponenti istituzionali del partito.
Proprio oggi, nella riunione della Terza Commissione consiliare, è all’ordine del giorno la petizione popolare contro l’impianto di Cadino. Se quella localizzazione venisse respinta, davvero non so come si potrebbero trovare soluzioni alternative, considerato il livello di antropizzazione dei nostri fondovalle. La commissione decide di fare un sopralluogo, programma un incontro con il sindaco di Faedo e, infine, di andare a visitare un impianto di ultima generazione nelle regioni dell’arco alpino.
Quello del principio di responsabilità è un nodo centrale, che percorre l’insieme delle nostre scelte di sviluppo, di rapporto con l’ambiente, nell’affrontare un tema spinoso come quello dei rifiuti, nella gestione delle risorse nella consapevolezza del loro carattere limitato. E’ il tratto di una proposta politica: politica è responsabilità.
Come i lettori di questo diario sanno si chiamerà così il progetto trasversale che da mesi stiamo coltivando proprio per provare a mettere mano alle parole della politica e che via via va assumendo una sempre più precisa fisionomia. L’abbiamo definito "un atto d’amore" verso una politica che invece tende ad essere ricerca del consenso purchessia. Inizieremo la settimana prossima dando il via al blog, un tentativo di rispondere all’urgente bisogno di buona politica.
La giornata si conclude a Padergnone, a parlare di acqua come bene comune. Alla fine dell’incontro diversi degli amministratori presenti in sala si propongono di farne un tema dell’imminente campagna elettorale per il rinnovo dei consigli comunali. E anche questo è un bel risultato.