martedì, 23 febbraio 2010
23 Febbraio 2010
giovedì, 25 febbraio 2010
25 Febbraio 2010
martedì, 23 febbraio 2010
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giovedì, 25 febbraio 2010
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mercoledì, 24 febbraio 2010

Dalle 9.00 del mattino alle 19.30 passate dentro il palazzo, nel caldo appiccicoso della moquettes e di un edificio energivoro. E’ il secondo giorno della tornata consiliare, fra mozioni e disegni di legge. Quello più interessante è il DDL n.81. Ne ho già parlato nel diario di ieri a proposito del provvedimento relativo alla ristrutturazione delle baite (provvedimento che ha subito una profonda revisione grazie al lavoro di mediazione che insieme alla consigliera Sara Ferrari abbiamo svolto ottenendo garanzie come il lasso di tempo dei dieci anni dalla data di acquisto dell’immobile per poter rientrare nei benefici della legge). Oggi lo è per l’emendamento all’articolo 37 "Modificazioni della LP 8 maggio 2000 n.4 (Disciplina dell’attività commerciale in provincia di Trento), presentato dall’assessore Olivi e sottoscritto dai capigruppo della maggioranza. Perché grazie a questo emendamento, le istanze dell’opposizione alla realizzazione del Centro commerciale di Lavis vengono accolte e questo nuovo monumento al consumo non sarà realizzato.

L’emendamento viene accolto all’unanimità. E’ uno stop alla proliferazione delle mega strutture commerciali in Trentino, ma anche uno smacco alla Giunta comunale di centrodestra di Lavis (anomala visto che i rappresentanti locali del PATT sono in coalizione con la destra) che questo centro aveva voluto, scaricata in questa scelta anche dai partiti di riferimento in Consiglio provinciale. Per chi da mesi ha sviluppato argomenti, raccolto firme, organizzato incontri e manifestazioni, cercato alleanze, si tratta di una bella vittoria. Il voto sull’emendamento avviene intorno alle 19.00 e dopo qualche minuto mi arriva un messaggio di Massimiliano Pilati il quale mi chiede se corrisponde al vero che il Centro commerciale è stato cancellato. Metto in borsa il testo dell’emendamento approvato, considerandolo una sorta di regalo da portare con me nella cena che da qualche settimana abbiamo previsto proprio a casa di Maxi. Che così diventa una piccola festa fra noi, sentendomi in una qualche misura parte di quella battaglia. Ricordo, a questo proposito, l’interrogazione presentata a nome del gruppo consiliare del PD del Trentino qualche settimana fa proprio sulla questione "centro commerciale".

Qualche buona notizia non guasta. C’è in giro invece malumore per la scelta della Giunta di deliberare il provvedimento di riordino del secondo ciclo di istruzione nella tarda serata di martedì. Quasi che non se ne fosse discusso abbastanza e che due o tre giorni in più o in meno segnassero chissà quale differenza. In realtà siamo in presenza di un dissenso irrisolto e dunque anche l’ora dell’approvazione viene letta come una sorta di volontà di volersi sottrarre al confronto. La cosa bizzarra è che questa coda di polemica avvenga mentre sul Corriere della Sera, in cronaca nazionale, esce un’inchiesta sulla scuola italiana che titola: "La scuola che continua a dividere l’ Italia. Gli studenti del Sud sono in ritardo di un anno e mezzo. In Trentino si spendono 9.915 euro a ragazzo, in Puglia 5.834". Basterebbe questo per ridicolizzare una buona parte degli slogan e dei titoli gridati in questi mesi sui rischi di sfascio della scuola trentina. Ma una cosa è la realtà, altro l’immaginario che si è costruito attorno ad una questione – la scuola – che ritengo il frutto combinato di un grande equivoco, di una cattiva comunicazione e di una contraddizione reale presente nel mondo della scuola ascrivibile in primo luogo alla condivisione (o meno) del concetto di autonomia scolastica.

Con quali occhiali leggiamo la realtà?

 

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