lunedì, 22 febbraio 2010
22 Febbraio 2010
mercoledì, 24 febbraio 2010
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martedì, 23 febbraio 2010

Nella moltitudine di incontri e nello svolgersi spesso rituale del Consiglio provinciale, mi preme segnalare due aspetti.

Il primo riguarda il confronto a partire da una mozione presentata dalla Lega Nord sul tema dell’acciaieria di Borgo Valsugana. Non è il documento in sé che mi preoccupa (dello stesso verrà approvato solo il primo punto del dispositivo che prevede la pubblicizzazione di tutti i dati delle analisi commissionate dalla PAT sull’inquinamento nell’area in questione), ma l’evidenziarsi nella maggioranza e nel gruppo del PD del Trentino di posizioni davvero molto distanti. Anche qui, non è la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima che accade, ma su un tema come questo che investe il rapporto fra economia ed ambiente questa divaricazione ci paralizza o, meglio, legittima una dialettica (che coinvolge anche le parti sociali) che francamente avrei sperato fosse superata da tempo.

Ne parlo diffusamente nell’intervento che sto preparando e che troverete nelle prossime ore in prima pagina. Ma in breve questa è la rappresentazione.

Da anni vado dicendo che un insediamento come le acciaierie di Borgo sono incompatibili con un progetto di sviluppo sostenibile della Valsugana che ne valorizzi le caratteristiche naturali, concetto che ho ribadito in campagna elettorale e poi sostenuto quando questo tema è arrivato al centro delle vicende di cronaca nelle scorse settimane. Questo significa che, a prescindere dal livello di inquinamento di questa presenza industriale (ovviamente se le norme non fossero rispettate la chiusura dovrebbe essere immediata), ci si dovrebbe muovere nella direzione di una conversione dell’area attraverso un percorso condiviso fatto di bonifiche e dell’individuazione di altre attività compatibili con le vocazioni del territorio.

Posizione che ho espresso in più sedi (compreso il circolo locale) e che gli assessori Pacher e Olivi hanno in questi giorni sostanzialmente ripreso, ipotizzando la nascita di un tavolo di lavoro per la riconversione di quell’area industriale. Nel dibattito sull’ordine del giorno della Lega si iscrive il mio compagno di gruppo Bruno Dorigatti che, nel motivare il suo (e nostro) voto contrario, svolge un intervento che va nella direzione esattamente opposta di quella che ho fin qui sviluppato, sostenendo la necessità di un comparto industriale purchessia. L’indomani in un’intervista a L’Adige lo stesso consigliere definirà "una follia" le posizioni espresse dell’assessore e vicepresidente Pacher. Che diavolo di partito è questo? Non avevamo un programma con il quale siamo andati alle elezioni nel novembre 2008?

Seconda questione, il DDL n.81 "Modificazioni della legge urbanistica provinciale…". Si tratta di un provvedimento largamente condivisibile, utile per aggiornare la legge urbanistica del 2008 per introdurre criteri di qualità, semplificazione e di sistema. Un unico punto controverso, l’articolo 36 (già art.28) sul patrimonio edilizio tradizionale, leggi anche "baite". Nella proposta iniziale non ci sono abbastanza garanzie che la cosa non rappresenti un viatico per operazioni speculative sulle "baite da mont". Uno stop lo avevamo dato in sede di Commissione legislativa ed ora si tratta di introdurre modifiche tali da rendere accettabile questa sperimentazione di recupero per fini turistici e di sviluppo locale.

Nel pomeriggio ci incontriamo con l’assessore Gilmozzi e nel prendere per primo la parola indico due possibili strade: quella di stralciare il provvedimento, assicurando un canale preferenziale per portare in aula un disegno di legge organico in materia nel più breve tempo possibile; oppure quella di mettere in campo emendamenti atti a dare garanzie contro possibili disegni speculativi (ad esempio un lasso di tempo di conseguimento della proprietà per accedere ai benefici previsti) accompagnato da un ordine del giorno che rafforzi l’approccio sostenibile, riprendendo fra l’altro una serie di osservazioni che sono venute alla Commissione da parte della Sat. Si sceglie questa seconda strada e tutte le precauzioni proposte vengono accettate. Anche quella di elevare a dieci anni il tempo di proprietà che pure in un primo momento aveva sollevato una risposta stizzita da parte dell’assessore. Oscuro lavoro che non assurge alle cronache, ma spero e credo efficace. Ne discuteremo il giorno successivo.

Due semplici cose, che riempiono di senso lo stare in questi luoghi che certo non mi appassionano.

 

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