martedì, 16 febbraio 2010
16 Febbraio 2010giovedì, 18 febbraio 2010
18 Febbraio 2010mercoledì, 17 febbraio 2010
All’Osservatorio sui Balcani e Caucaso c’è la riunione mensile dello staff. E’ un po’ che non vi partecipo ma stamattina si discute del programma di iniziative dedicate al tema dell’identità europea che si svilupperà in diverse città italiane nel corso del 2010. E’, quello dell’Europa, un tema che mi appassiona perché credo che questa debba essere la prospettiva politica su cui lavorare. L’Europa come progetto di pace, di cittadinanza democratica, di autogoverno locale, di apertura e di dialogo fra culture. Ben diverso cioè dall’Europa degli Stati nazionali, ciascuno alla ricerca della propria egemonia, fortezza a difesa dei propri privilegi, che approfondisce il solco fra oriente e occidente.
Nonostante di Europa si continui a parlare, è pur vero che l’idea originaria, quella dell’Europa come progetto politico sovranazionale e delle regioni, delle minoranze dunque, capace di elaborare il suo drammatico Novecento e anche per questo di pace, non sembra essere nelle corde dei cittadini europei, che tali non s’avvertono se non in sottrazione rispetto ad altre cittadinanze europee.
Occorre, per questo, uno sguardo lungo sulla storia. Leggere Fernand Braudel, "Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II", appare oggi più che mai utile per comprendere la nostra di età. L’elaborazione delle vicende storiche che riappaiono come fantasmi nella nostra vita quotidiana, in forma di paure, razzismo o altro ancora. In questi giorni in cui del tema della memoria si riempiono le pagine dei giornali, dovremmo chiederci quanto i cittadini europei hanno elaborato la loro storia, un’identità che è in continuo divenire perché prodotto dell’incontro fra culture in continua contaminazione. Quanto hanno elaborato dell’Olocausto e della colpa verso il male assoluto. Quanto hanno saputo leggere dalle lezioni che venivano dai Balcani nei recenti anni ’90.
Di queste storie dovremmo parlare. Osservare i Balcani, il Mar Nero e il Caucaso non serve solo a conoscere e cercare di descrivere un’area di prossimità, significa osservare se stessi, guardarsi dentro. Perché mai il Novecento europeo nasce e muore a Sarajevo? Ed è forse questa la ragione per cui c’è invece rimozione.
Se ne va tutta la mattinata. E’ un piacere rivedere gli amici di OBC, è come rituffarsi in un contesto di cui avverto una grande mancanza.
Risalgo a Trento. Quarta Commissione fino alle 17.00, un incontro sulla questione dei biodigestori con un tecnico del depuratore di Trento che ha chiesto di parlarmi, la riunione con alcuni tecnici e insegnanti dell’Istituto Agrario di san Michele all’Adige ed esperti vitivinicoli sulla Palestina, un salto casa e poi, dopocena, al centro civico di Sopramonte dove c’è l’incontro della maggioranza della circoscrizione sul tema della cava di Cadine, fotocopia di tante altre contraddizioni e di tante altre paure per certi versi giustificabili, per altre ascrivibili in larga misura alla logica del "non nel mio giardino". Come non capire che sulla paura si sedimenta solo antipolitica?