lunedì, 15 febbraio 2010
15 Febbraio 2010
mercoledì, 17 febbraio 2010
17 Febbraio 2010
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mercoledì, 17 febbraio 2010
17 Febbraio 2010

martedì, 16 febbraio 2010

Martedì grasso, scuole chiuse, analogamente a molti uffici pubblici e negozi del centro di Trento. Nonostante l’affollamento del Carnevale non avverto gioia nelle strade, né l’ironia verso i potenti, quasi che anche la trasgressività della festa in maschera avesse preso anch’essa la piega della ritualità, come se fosse venuta meno la capacità di guardarsi con gli occhi degli altri. Il Carnevale così non arricchisce, fotografa piuttosto la disabitudine alla trasgressione quanto alla meraviglia.

Tutto è dato, tutto è scontato. Con questi pensieri e approfittando del mio trovarmi in anticipo rispetto all’incontro previsto alle 18.OO, mi permetto due passi per il centro città. Spero di non trasferire stati d’animo sulla realtà, forse è semplicemente il grigiore della giornata, ma ho come l’impressione che le persone che incontro per strada "aspettino la pioggia per non piangere da soli" come recitava Fabrizio in "Storia di un impiegato".

Atomizzazione sociale e solitudine sono tratti del nostro tempo, ciascuno chiuso nel proprio particolare o nel proprio rancore. Ma per fortuna il Trentino è anche tante altre cose. Ad esempio, sono le persone che incontro al gruppo consiliare, in rappresentanza dell’Associazione per lo sviluppo sostenibile dell’Alta Val di Non che raggruppa amministratori dei nove comuni della zona, realtà della società civile, organizzazioni dei contadini e di altre categorie. Una sorta di "patto territoriale" sgombro da furbizie e particolarismi, immaginato per dar voce alle espressioni della creatività, della qualità e della fantasia del territorio.

Il focus dell’incontro è la legge recentemente approvata sulle filiere corte  e l’educazione al consumo consapevole e come questa potrà essere attivata sul territorio per favorire le produzioni di qualità, la loro commercializzazione, la possibilità di fare sistema territoriale.

Sono con me anche Michele Ghezzer, Edoardo Arnoldi ed Enzo Mescalchin, parte del gruppo di lavoro con cui abbiamo costruito la legge. E’ forse la prima volta che affrontiamo – a partire da una concreta realtà – le possibili ricadute della legge e ci rendiamo conto di quanto ancora ci sia da fare per trasformare le disposizioni legislative in azioni concrete. E di come un provvedimento legislativo debba corrispondere alla crescita culturale di una comunità, nella consapevolezza che i comportamenti virtuosi possono arrivare là dove la legge s’infrange di fronte al conservatorismo.

Fra i miei interlocutori ci sono atteggiamenti diversi, quelli più rigorosi e forse ideologici, come quelli più pragmatici di chi pensa all’attivazione di reti alternative. In mezzo il valore (e la fatica) della contaminazione, di chi non teme il corpo a corpo con la grande distribuzione o la cooperazione organizzata, nonostante queste siano vissute spesso come modello di sviluppo insostenibile. Non v’è dubbio, c’è di che lavorare…

La discussione, accesa, si protrae fino a tardi e quando usciamo dall’ufficio nelle strade rimangono solo i coriandoli e quegli odiosi filamenti di plastica che non ho idea di come si chiamino e che hanno preso il posto delle stelle filanti.

 

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