sabato, 6 giugno 2015
6 Giugno 2015domenica, 28 giugno 2015
28 Giugno 2015martedì, 26 gennaio 2010
"Niente di vero sul fronte occidentale" è il titolo del nuovo lavoro editoriale di Ennio Remondino, giornalista Rai per anni inviato nelle aree di guerra, dedicato ad un tema di grande rilievo come quello della verità nei contesti di guerra, laddove cioè la verità viene regolarmente cancellata. Viene presentato in una sala della Regione che non riesce a contenere le quasi duecento persone che partecipano all’iniziativa.
Con Ennio ci siamo accompagnati negli anni delle guerre e dei dopoguerra balcanici, uno sguardo il suo mai banale nonostante lo strumento – quello televisivo – più adatto alla semplificazione piuttosto che all’approfondimento; il lavoro di ricerca dell’Osservatorio Balcani e Caucaso divenuto in questi anni un punto di riferimento imprescindibile per scandagliare quella parte d’Europa; i percorsi di cooperazione di comunità con i quali abbiamo costruito decine e decine di relazioni fra il nostro paese e l’ex Jugoslavia.
Uno sguardo, quello di Remondino, profondo ma anche ironico, mai di parte… pure in un contesto dove, anche nella diplomazia internazionale e rispondendo a criteri di appartenenza o di affinità politica o religiosa, hanno sposato una delle narrazioni in campo. Narrazioni che le guerre non hanno fatto altro che irrigidire e radicalizzare.
Uno sguardo che prova a stare nella realtà, ad abitare – come uso dire – i conflitti, a "capire per raccontare" come dice Remondino, cercando di praticare un giornalismo d’inchiesta e di informazione capace di autonomia di giudizio. Lo stesso si potrebbe dire per una cooperazione che dovrebbe saper interrogarsi con curiosità, fatta di mille caffè o the, grappe o rakije, da prendere guardandosi negli occhi con i nostri interlocutori prima di mettere in campo interventi concreti. O per una politica che invece di rincorrere le emergenze (o la loro rappresentazione mediatica) dovrebbe saper intervenire attraverso la diplomazia preventiva e le istanze del diritto internazionale. Cose rare, purtroppo.
Quando Ennio arriva in sala accolto da un applauso appare emozionato a veder davanti a sé tanta gente accorsa ad ascoltare le sue parole, un riconoscimento al suo lavoro di anni, quasi un ringraziamento per i tanti reportage talvolta realizzati in condizioni impossibili.
Il libro, che presentiamo con le parole mie e quelle dei giornalisti Pino De Cesaro e Fabrizio Franchi, ha come sottotitolo "Da Omero e Bush, la verità sulle bugie di guerra": è un racconto che parte da lontano, che tratta con sorprendente ironia e leggerezza alcuni passaggi cruciali della storia scritta con la penna dei vincitori. Così Ulisse è un bugiardo e un disadattato sociale, reduce di una sporca guerra, Aristotele un filosofo spione, Garibaldi un galeotto e avventuriero e il generale Custer "il figlio della stella del mattino", ovvero quello che aveva l’abitudine di attaccare i piccoli villaggi indiani prima dell’alba. Remondino aggiunge carne al fuoco raccontando dei cadaveri disseppelliti di Timisoara per una rivoluzione dei servizi segreti o dell’attacco Nato all’ambasciata cinese di Belgrado come pura e semplice ritorsione di partite giocate altrove, bugie e sberleffi di stato o di apparato. E tante altre storie.
Nelle parole di Remondino si scorge anche l’amarezza per un giornalismo "arruolato", "embeddet", quello che si inaugurò nella guerra del Golfo o quello che gronda di sensazionalismo. Ed anche un po’ di stanchezza verso una Rai che lo ha spedito in punizione ad Istanbul, senza peraltro capire il carattere strategico di realtà come quella turca… ma da lì solo quel killer invasato e prezzolato di nome Ali Agca per l’informazione nostrana fa notizia. Ennio a novembre andrà in pensione, mi dice che gli piacerebbe collaborare con l’Osservatorio Balcani e la cosa mi fa brillare gli occhi.
Sono le 1 e 30 del mattino quando metto piede a casa. Ero partito al mattino presto per Bologna, dove ho incontrato i ragazzi del Liceo Manzoni per parlare di Europa di mezzo, di Balcani, dei messaggi che lungo un decennio quei luoghi hanno continuato ed ancora continuano ad inviarci e non abbiamo saputo ascoltare. Giornata intensa e pile esaurite.