
lunedì, 4 ottobre 2010
21 Ottobre 2009giovedì, 22 ottobre 2009
22 Ottobre 2009mercoledì, 21 ottobre 2009
Non splende il sole e rinchiudersi nell’aula di Piazza Dante oggi non pesa più di tanto anche perché l’ordine del giorno è piuttosto interessante. Cominciamo con una mozione sull’Iran proposto dal consigliere Magnani ed il sottoscritto co-firmatario. Il fatto che si parli di Iran a qualche mese di distanza dalle grandi manifestazioni che hanno scosso questo paese non è affatto fuoriluogo. E’ vero che l’Iran è scomparso dalle prime pagine dei giornali, che se ne parla solo per le sue scelte nucleari o per l’instabilità della regione. E’ vero che il regime di Amadinejad sembra aver ripreso il controllo della situazione anche se le contraddizioni all’interno del sistema sono evidenti e si manifestano apertamente. Ma, paradossalmente, è più utile che se ne parli ora, senza le luci dei riflettori. Sarebbe l’occasione per sviluppare un confronto in grado di mettere a fuoco la realtà iraniana, per comprendere che abbiamo a che fare con un paese centrale negli equilibri della regione. Spesso ci si dimentica infatti che la storia di questo grande paese è stata di una grande potenza regionale, segnata nel corso del Novecento da una delle peggiori e sanguinarie moderne dittature come quella dello scià Reza Palhavi, seguita da una guerra durata dieci anni e da una nuova dittatura che ha rapidamente liquidato le istanze democratiche della stessa rivoluzione iraniana. Ma c’è chi in aula addirittura si domanda se abbia senso che il Consiglio Provinciale discuta "di politica estera", tanta miopia e cultura centralistica alberga (trasversalmente) in questo luogo. La mozione che approviamo a larga maggioranza si propone nel suo dispositivo finale di investire sulla speranza democratica dell’Iran, attivando le forme di sostegno e di relazione con l’opposizione iraniana.
Faccio una veloce fuga alla sede del PD dove si svolge una conferenza stampa delle liste "democrazia è partecipazione" a sostegno di Roberto Pinter come segretario del PD del Trentino. Anche personalmente faccio girare un appello al voto per Roberto (lo trovate in prima pagina).
Dopo un veloce incontro con i Tavoli balcanici a ora di pranzo, torno in aula ed inizia il dibattito sulla legge proposta dal nostro gruppo consiliare (primo firmatario Mattia Civico) sul tema delle microaree per la comunità sinta e rom. Il confronto è aspro, per molti versi sconcertante. Tutti parlano di integrazione, ma in molti danno a questa parola il significato di assimilazione. Perché il nodo sta qui: si considerano queste persone e il loro modo di vivere un problema. E i problemi danno fastidio. Tanto che se ne chiede la scomparsa. Integrazione in questa accezione significa "smettetela di essere quel che siete". Non hanno il coraggio di dire "al rogo", ma in buona sostanza dire ad una comunità che o si assimila o non ha diritto di cittadinanza, equivale esattamente a questo. Qualcun altro dice che ci sono ben altri problemi nella nostra comunità, che tradotto significa "lasciateli marcire nel loro letamaio". Altri ancora dicono che i trentini la pensano diversamente da quel che questa maggioranza propone su questo tema. E probabilmente è vero, dimenticandosi che politica non significa rincorrere le opinioni più diffuse e ricerca del consenso, ma senso di responsabilità ed anche ruolo pedagogico. A fine serata si conclude il dibattito ma non c’è tempo per passare all’articolato.
Corro che ormai è tarda serata a Palazzo Trentini dove ho organizzato un incontro fra l’associazione Danzare la Pace e i rappresentanti dei gruppi folkloristici trentini, un’opera di contatto e di relazione per costruire insieme una collaborazione ed un’iniziativa nel maggio prossimo a Castel Beseno sul linguaggio della danza e quello della pace.