
venerdì, 30 luglio 2010
27 Settembre 2009lunedì, 28 settembre 2009
28 Settembre 2009domenica, 27 settembre 2009
Il fine settimana è stato di lavoro. Urge darsi una calmata perché il concetto di limite ci riguarda più da vicino di quel che crediamo. Sabato mattina scrivo il pezzo per il Corriere del Trentino sulle filiere corte. Nessun problema, ovviamente, se non per il fatto che devo finirlo entro le 11.00 perché a quell’ora c’è la conferenza di Luca Rastello invitato a Trento dal Gioco degli Specchi. Con Luca siamo amici da anni attraverso una comune frequentazione balcanica. Giornalista a "la Repubblica", direttore responsabile della testata giornalista di Osservatorio Balcani e Caucaso, scrittore di rara sensibilità e intelligenza, viaggiatore, amico.
E, da ultimo, anche miracolato. Luca sta piano piano uscendo da un incubo che lo ha portato un paio d’anni fa ad essere a due passi dalla morte per un cancro devastante. Ed invece, eccolo qui a Trento, più tonico che mai, di ritorno da un viaggio nel Caucaso ed in partenza per il Mar Nero. Durante la sua malattia ci eravamo ripromessi di fare un viaggio insieme, quando e se sarebbe guarito, lungo le tracce di "Imperium", grande libro di Riszard Kapuscinski. Ma oggi sono io a potermi muovere meno di qualche mese fa.
Nella conferenza Luca è un fiume in piena, parla di parole scritte a macchina declinate nel mestiere del giornalista, del reporter, dello scrittore. Prova a vedere se reagisco ad alcune sollecitazioni, ma non ho la necessaria prontezza di riflessi. E nemmeno il tempo di pranzare insieme perché devo andare a buttar giù la scaletta di appunti per il seminario del pomeriggio sulla Palestina e poi correre in stazione dove arriva Ali Rashid, che nel seminario è uno dei relatori.
Sono contento che Ali sia qui con me, sta passando un momento difficile tanto sul piano professionale che su quello personale, non parliamo poi del contesto politico e della vicenda palestinese. Prendiamo un caffè e poi andiamo a Palazzo Trentini dove si tiene l’incontro rivolto in primo luogo ai partecipanti al viaggio in Palestina e Israele che avrà luogo dall’8 al 15 di ottobre. E’ un pomeriggio di rara intensità, aperto dalla relazione di Giulia Schirò sulle vicende storiche che segnano il conflitto israelo palestinese e sulle risoluzioni delle Nazioni Unite, di Ali che rompendo lo schema assegnato entra nel merito delle narrazioni delle due parti per raccontare, con pacatezza ma anche con il dolore di chi si è visto strappare le radici, quel che non si può negare o mettere sullo stesso piano ovvero la storia della sua gente. Ed infine tocca a me, nel proporre il tema dell’elaborazione del conflitto come una delle caratteristiche della cooperazione di comunità. Ricco di spunti, è solo l’inizio di un viaggio che ci coinvolgerà tutti. Nel viaggio ci sarà anche Agostino Zanotti, amico e compagno di Brescia, anche lui come Luca parte di quella piccola comunità di riflessione che lungo le strade impervie della Bosnia ha provato a sperimentare un’idea diversa di cooperazione. Lungo quelle strade, nel 1993, insieme ad altri quattro volontari bresciani, Agostino fu sequestrato, derubato di ogni suo avere e poi mitragliato. Morirono in tre, Guido Puletti, Fabio Moreni e Sergio Lana. Agostino e Christian si salvarono gettandosi a capofitto in una scarpata e nascondendosi nella boscaglia, con le pallottole che sibilavano tutt’intorno. Un’esperienza terrificante, ma non bastò a far venir meno l’amore per quella e tante altre terre.
Con Agostino e Ali andiamo a prenderci un bicchiere di bianco, ci raccontiamo le nostre storie e poi di corsa a casa. Devo preparare la cena per un po’ di amici, ma questo è solo un piacere.
L’indomani mattina, sveglia alle 7.00 perché un’ora dopo è convocata l’assemblea per dar vita al Consorzio di Miglioramento Fondiario di Sopramonte. Ci stiamo provando da un paio d’anni e finalmente, nonostante mille forme di boicottaggio, falsità e calunnie, questa volta gli ettari necessari ci sono. Ma quanta fatica e pazienza. Si sconta una comunità, quella di Sopramonte, priva di coesione sociale, profondamente divisa dalle famiglie politiche che l’hanno segnata ed anche il Consorzio viene tirato dentro questi vecchi rancori. Vedo Olivio teso come non mai, provo a dirgli che se ce la facciamo bene, altrimenti fa niente. E’ la comunità che perderebbe una buona occasione per darsi uno strumento efficace di intervento in ordine allo sviluppo dell’agricoltura locale e del miglioramento dei fondi. Ma bisogna anche rispettare la volontà della gente. Invece ce la facciamo ed anche questa è una buona notizia.
Un’altra buona notizia arriva in tarda mattinata. Mi chiama Rino che è in Valle dei Mocheni e mi dice che c’è una "buttata" di porcini. Salto il pranzo e via. Non è proprio quel che mi aspettavo, ma effettivamente il bosco comincia a dar segni di vita. Trascorro il pomeriggio nei "miei" boschi ed è il primo momento di relax.