martedì, 25 agosto 2009
25 Agosto 2009venerdì, 28 agosto 2009
28 Agosto 2009mercoledì, 26 agosto 2009
Questa sera arriva a Trento per passare qualche giorno con noi Ali Rashid. Con Ali siamo fratelli, abbiamo vissuto qualche anno insieme a Roma e poi la nostra amicizia è continuata, vedendoci di tanto in tanto, seguendo ciascuno il proprio percorso, ma rimanendo profondamente legati l’uno all’altro.
Ali è stato per molti anni, e talvolta lo è ancora oggi nonostante non abbia più incarichi ufficiali, il rappresentante del popolo palestinese in Italia. Vive in Italia dal 1974, da quando fuggì da Beirut dopo il "settembre nero". Come studente in medicina a Perugia, poi come membro dello staff della rappresentanza palestinese in Italia, poi come vice ambasciatore dell’Autorità nazionale.
Persona di rara intelligenza e sensibilità, ma anche segnato dalla tragedia della sua gente. Un giorno mi confidò di essere uno dei pochi sopravvissuti dei militanti della sua generazione, falcidiati dalle vicende della vita e dalle operazioni del Mossad. Che alla causa palestinese ha dato tutta la sua esistenza, ricevendo anche molto, senza dubbio, nell’essere riconosciuto come simbolo della lotta di quel popolo. Ma anche, come del resto la sua gente, vivendo sempre nella precarietà. La vita si sovrappone a ciò che rappresenti ed è difficile stabilire il confine fra la tua dimensione personale e famigliare e quella ufficiale, rendendo tutto complicato nella gestione dei tuoi spazi di vita, negli affetti, nella programmazione del futuro. Persino il matrimonio di Ali con Cristina e la loro piccola Aida Clara che assisteva incuriosita al matrimonio dei genitori fu una manifestazione pubblica.
Sono anni che, seppure a distanza, rimane aperto fra noi un fertile confronto che ha contribuito ad alimentare posizioni innovative anche fra la sua gente e nel mondo della diaspora palestinese, proponendo la cultura invece delle pietre, aprendo lo sguardo sui temi della nonviolenza.
Nella penultima legislatura Fausto Bertinotti gli chiese di candidare per Rifondazione comunista. Ali mi telefonò per chiedermi cosa ne pensassi, capii che aveva già deciso e gli dissi "perché no?" purché avesse mantenuto un suo spazio indipendente, di dialogo aperto con tutti, quasi a proporsi come rappresentante non di un partito ma di un altro popolo, il suo, nel Parlamento italiano. Era per lui una scelta di vita, voleva dire interrompere una carriera diplomatica per quanto precaria, come precario del resto è uno Stato che non c’è. Ali venne eletto, ma non seguì il mio consiglio, perché "essere parte" era più forte di lui, indicava in fondo la sua onestà intellettuale.
Fu quella la legislatura più corta della Repubblica, tanti propositi svaniti nel nulla e neppure uno straccio di pensione maturata. Il resto è storia recente: un accordo elettorale come quello della sinistra arcobaleno che non corrisponde allo scontro politico che si gioca nel paese, una piccola nomenclatura che protegge se stessa, un quorum che non c’è.
La politica sa essere cinica e cattiva come poche altre cose. Le relazioni, quelle buone ed intense, rimangono, così come le sensibilità e le affinità culturali. E così Ali di tanto in tanto viene qui, in Trentino, a prendere una boccata d’ossigeno rispetto all’aria stagnante della capitale o di Orvieto, città che pure gli ha dato la cittadinanza ma forse troppo vicina a Roma per esprimere qualcosa di diverso. Tant’è che alle ultime elezioni comunali è accaduto l’impensabile, ovvero che il centrodestra abbia potuto vincere le elezioni là dove un tempo il PCI da solo prendeva oltre l’80% dei suffragi.
Non che la politica qui sia in fondo tutt’altra cosa, ma l’autonomia da un lato ed una storia di fatta di sperimentazione originale dall’altro hanno fatto sì che i processi sociali e culturali che abbiamo tristemente conosciuto sul piano nazionale venissero almeno attenuati.
Originalità che si vorrebbe preservare per la politica trentina ed anche quale tratto distintivo del PD del Trentino: di questo si parla nella serie di incontri che caratterizzano la giornata.
Con Armando e Fabio mettiamo a punto la proposta "Politica è responsabilità" che nei prossimi giorni presenteremo pubblicamente: l’appello, le proposte, i firmatari, il tutto decisamente trasversale all’area del centro sinistra autonomista per mettere a disposizione luoghi e modalità di confronto e di circolazione delle buone idee.
Con Roberto Pinter cerchiamo invece di capire quel che accade sul piano delle candidature alla segreteria del PD del Trentino. A prescindere da quale sarà l’esito congressuale, l’importante è che si avvii una discussione vera e profonda, perché è di questo che la politica e il partito hanno bisogno. Cioè di contenuti che vadano oltre il rispetto delle regole del vivere civile e della legalità. Perché il Trentino richiede idee e progettualità per il futuro in connessione con una dimensione globale che a sua volta richiede capacità di sguardo e di pensiero.
Non è chiaro ancora se le candidature annunciate (Molinari, Nicoletti, Pinter e Tonini) saranno confermate o meno, se ci saranno convergenze o azzeramenti e nuove candidature dell’ultimo momento. Purché il confronto ed il dibattito congressuale del PD del Trentino non siano la fotocopia del dibattito nazionale. Intanto però tutti stanno raccogliendo le firme necessarie per le candidature ed è bene che anche Roberto lo faccia.
Nel pomeriggio arriva anche Rino, amico di Milano. Ci lega un’amicizia nata ai tempi di DP nazionale e coltivata nel corso degli anni, accanto alla passione per i porcini, tanto che ora ha coronato il sogno di avere un casolare in Valle dei Mocheni.
Alle 19.00 sono a prendere Ali in stazione. Si aspetta una cenetta come si conviene a casa e invece questa volta si va fuori, tutti insieme, a Canezza di Pergine. Una bella serata, ma la cena sarà un po’ al di sotto delle aspettative.