venerdì, 7 agosto 2009
7 Agosto 2009
martedì, 11 agosto 2009
11 Agosto 2009
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martedì, 11 agosto 2009
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lunedì, 10 agosto 2009

Sono in vacanza. Tant’è vero che mi prende l’influenza, come accade quando cala l’adrenalina e si hanno meno difese. E’ un paio di giorni che non sto bene, ma non ci faccio caso. Ho ancora da sbrigare un po’ di cose, prima di considerarmi in ferie. Qualche appuntamento, niente di particolarmente impegnativo. Per la verità ho iniziato a scrivere un testo che nelle intenzioni potrebbe essere una mozione congressuale, e questo impegnativo lo è. Ma non avendo una scadenza precisa, lo sto rimandando nel tempo.

Approfitto di essere in ufficio fra un appuntamento e l’altro per mettere ordine ad un po’ di cose. Alle 14.00 abbiamo come Gruppo un incontro con i rappresentanti della Confederazione Italiana Agricoltori, uno dei sindacati della categoria. L’oggetto della discussione è l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, i nuovi vertici, l’attività di ricerca, le politiche agricole della PAT. E’ il secondo incontro che abbiamo con loro nel giro di poche settimane ed evidentemente credono in questa interlocuzione. Anch’io ci credo, e ritengo che sia necessario ristabilire una linea di contatto con il mondo rurale che nei fatti in questi anni s’è andata perdendo, nei fatti lasciando questo settore all’esclusiva attenzione da parte di UpT e PATT. Ci credo perché se vogliamo ragionare di vocazioni economiche del territorio, le filiere agricole agroalimentari sono elementi fondanti di un’identità sociale ed economica autosostenibile. L’Istituto Agrario di San Michele (e la Fondazione Mach che ne rappresenta la cornice) è in questo quadro un tassello fondamentale, strategico sul piano della ricerca, dell’innovazione e della formazione. Specie se pensiamo alla situazione di difficoltà o di vera e propria crisi in cui sono la filiera del latte ma anche le produzioni agricole basate sulla monocoltura. Mele e uva, dopo anni nei quali si sono assicurati grossi margini di reddito, oggi conoscono una fase di crisi. Per uscirne serve diversificare le produzioni e puntare sulla qualità e all’Istituto di San Michele viene chiesto un contributo essenziale, uno scarto d’ingegno, per dare vitalità al settore. E serve sostenere l’educazione al consumo consapevole e le filiere di prossimità, così come abbiamo previsto nel Disegno di Legge in discussione in Consiglio provinciale.

Finiamo l’incontro e corro a casa che sono uno straccio. Così sono a letto, in pieno agosto. Niente male. Così finisco di leggere "E se Fuad avesse avuto la dinamite" di Elvira Mujčić. Dopo averlo iniziato, l’approccio mi sembrava un po’ scontato e l’ho messo da parte. Poi ho letto la recensione di Mauro Cereghini e siccome do sempre retta ai consigli di Mauro ho deciso di andare fino in fondo. Sarà perché i luoghi mi sono famigliari, sarà perché ho la Bosnia nel cuore, ma il racconto di Elvira tocca le mie corde. Perché arriva a quelle profondità, dove tutto il resto non conta nulla.

 

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