mercoledì, 5 agosto 2009
5 Agosto 2009venerdì, 7 agosto 2009
7 Agosto 2009giovedì, 6 agosto 2009
Ho capito che almeno fino a venerdì sera sarà difficile allentare la presa delle attività. Staccare la spina presuppone l’andarsene via e fin che sei qui questo risulta un po’ difficile. E allora, se siamo in ballo, balliamo. La posta, l’aggiornamento del sito, il diario di bordo…
In ufficio mi vedo con Ciro Russo. Da tanti anni ormai è il coordinatore dei progetti in America Latina per la Trentini nel Mondo. L’ho conosciuto una vita fa che era sindacalista e segretario della Fim, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl. Un pezzo importante del movimento sindacale trentino e nazionale, sempre in prima fila nelle lotte per i diritti dei lavoratori, erede del sindacato di Beppino Mattei, maestro di vita di tanti di noi, che non esitò a dar vita in Trentino alla prima esperienza di sindacato unitario dei metalmeccanici (Smut si chiamava) che fece scuola per quella che poi divenne la Federazione Lavoratori Metalmeccanici, la prima federazione unitaria a cavallo fra gli anni ’60 e ’70.
Con Ciro siamo amici ma oggi parliamo di lavoro, del suo impegno e del suo desiderio di rientrare, della mia intenzione di avviare una stretta collaborazione fra Forum per la Pace e la Trentini nel Mondo, per lavorare insieme sul tema della memoria e delle migrazioni. Un’attività che penso in primo luogo culturale e che rappresenta oggi uno dei punti maggiormente carenti nel pur importante lavoro svolto dalla sua associazione.
Nel corso dei diciassette anni di sua presenza in Argentina e Brasile mi ha invitato un’infinità di volte di andare lì, a conoscere progetti e attività, ma non se ne è fatto mai nulla. Mi e gli prometto di farlo nei prossimi mesi. Chissà se questa volta sarò capace di mantenerla questa promessa.
Sbrigo un po’ di faccende in città, ritorno al gruppo, mi curo che sia tutto a posto per la conferenza stampa dell’indomani, passo velocemente da casa e poi via, verso il Basso Sarca e la Valle di Ledro, dove abbiamo programmato un giro di visite ed incontri.
Con Angioletta Maino e Nino Mazzocchi andiamo a visitare l’area di Tremalzo, al confine occidentale del Trentino. Un’area di particolare pregio naturalistico, oggetto nei primi anni ’70 di interventi speculativi rivelatisi ben presto fallimentari. Oggi rimangono vecchi ruderi in mezzo a pascoli di straordinaria bellezza, un rifugio Sat abbandonato e decrepito, appartamenti estivi in condomini fortemente impattanti e oltretutto chiusi. Chissà perché ma lo scenario che vedo per la prima volta mi è famigliare.
Il problema, in questi anni più volte venuto alle cronache, è che ora, con la stessa logica degli anni ’70, l’imprenditore Leali (quello dell’acciaieria di Borgo Valsugana), con il sostegno dei Comuni della zona, vuole realizzare un mega progetto turistico. Piscine, saune, fitness, giochi d’acqua in un luogo dove l’acqua sostanzialmente non c’è e d’estate i comuni ne soffrono tanto da doverla portare con le autocisterne. E poi la logica di sempre, un turismo impattante, che non ha nulla a che vedere con le vocazioni dei luoghi. Business insomma.
A Tremalzo incontriamo i rappresentanti del Comitato che da anni ormai si batte contro questo progetto. Sono loro gli artefici dell’impegno che ha già ottenuto il ridimensionamento delle opere e bloccato la vendita dei terreni gravati da uso civico all’imprenditore d’assalto. Ma ancora incombono 48.000 metri cubi di cemento.
Le persone che ho davanti non sono ragazzini, è gente della comunità locale che si sta spendendo per consegnare alle generazioni a venire un territorio integro e risanato dalle speculazioni del passato.
Perché questo è il punto. Qui non siamo in presenza di un’area semplicemente da salvaguardare. Il degrado che vedo intorno a me, fra le malghe in funzione grazie al lavoro duro di chi le tiene in vita (rimettendoci economicamente, come mi dice il titolare di una di queste) e le mucche al pascolo, richiede un intervento di risanamento per nulla semplice, specie se i ruderi che andrebbero abbattuti sono in mano a privati che ne vogliono ricavare profitto. Rianimare questa zona richiede sensibilità, intelligenza, prudenza ma anche un progetto per il futuro che non può essere certo il lasciare le cose come stanno. Serve un approccio culturale diverso, qui come e forse più che altrove. Un ripensamento sul turismo trentino, un fare sistema che ha molto a che vedere con il tema delle filiere corte di cui pure discutiamo, perché per far rinascere un territorio occorre anche una progettualità sostenibile anche sul piano economico, capace di integrare lavori e produzioni diverse ed il turismo fra queste. Arrivando qui abbiamo visto un sacco di turisti che affollano laghi, case e alberghi della valle di Ledro, un territorio ben tenuto, ma che fatica a fare sistema, a mettere in connessione i produttori di latte e formaggio con gli albergatori, la storia dei luoghi con un turismo di qualità.
Scendiamo dai 1600 metri di Tremalzo. Qualche problema, per la verità, c’è anche nel fondo valle. A Tiarno di sopra ci incontriamo con un gruppo di persone, alcuni li conosco come attivisti del PD, che hanno raccolto centinaia di forme contro la realizzazione di una inutile quanto costosa ed impattante rotatoria. Siamo ad agosto, mi dicono, e questo è il periodo del maggior traffico. Che praticamente non c’è. Mi chiedo quale sia la logica, ma anche questa non c’è. Se non far andare il mulino delle progettazioni, degli appalti e delle opere per alimentare interessi di pochi. Sono stati qui altri consiglieri del PD, ma è come se la forza della macchina che si è messa in moto ai tempi di Grisenti fosse più forte di ogni buon senso. Vediamo di riuscire a fermarla. Ci sono verso di noi molte aspettative, dovremmo essere capaci di dare segnali diversi, anche sulle piccole cose.
E’ ormai sera che scendiamo verso Riva del Garda. Ci troviamo per una pizza con un po’ di amici e compagni che vogliono sapere cosa bolle nel pentolone provinciale. Molti di loro si sono appena iscritti al PD del Trentino. Ed il circolo di Riva ha cominciato ad esprimere nuove sensibilità. Racconto delle mie sensazioni e del mio lavoro, dell’approccio europeista e federalista che vorrei e che fatica a trovare spazio, delle proposte istituzionali che stiamo progettando. C’è nonostante tutto una grande voglia di fare e di fare bene.
Riva del Garda, in una sera di agosto. Sono anni che non venivo qui in questa stagione e l’effetto che fa fra lo spettacolo della Rocca ed il mangiafuoco che anima la piazza antistante è di essere altrove. Un posto come un altro, un turismo come un altro. Non brutto, ma è l’anima che si fatica a trovare.
Tornando a casa penso a Tremalzo. E a quella familiarità verso luoghi mai visti prima. L’analogia è quella di luoghi montani di straordinaria bellezza incontrati nel mio andare per le strade della Bosnia Erzegovina. Quei ruderi fra i pascoli mi ricordavano altri ruderi bruciati dalla guerra. Sempre questione di business.