mercoledì, 29 luglio 2009
29 Luglio 2009
sabato,1agosto 2009
1 Agosto 2009
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29 Luglio 2009
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giovedì, 30 luglio 2009

Di quel che accadde a Trento 39 anni fa non c’è traccia sulla stampa trentina. Quella dei due attivisti del sindacato fascista della Cisnal che volevano tenere un’assemblea alla Ignis (oggi Whirpool), che per farlo si presentarono armati di accetta e spranghe, provocando la reazione di molti operai che li disarmarono e li portarono con un cartello al collo da Spini di Gardolo a Trento, è storia passata, non si ha memoria. Come, del resto, delle lotte operaie di quegli anni che attraversarono, cambiandola, questa terra. Stragismo e terrorismo, che pure accompagnarono tragicamente quegli anni, non possono oscurarne la straordinaria forza trasformatrice. Le riforme che hanno cambiato in profondità questo paese, non dovremmo dimenticarlo, sono il prodotto di quella stagione: dallo statuto dei lavoratori alla riforma psichiatrica, dalle leggi sul divorzio al diritto di famiglia… in pochi anni davvero tutto è stato diverso. A guardare ora le foto di quel 30 luglio 1970 per le strade di Trento la sensazione è forse quella dell’eccesso, che pure c’era. Ma la politica, quel tempo in trasformazione, provò ad interpretarlo.

E’ quel che penso nello scrivere qualche appunto sulla politica di oggi per la conversazione con Simone Casalini, giornalista del Corriere del Trentino, fissata nel pomeriggio. La difficoltà di interpretare il nostro tempo e la necessità di costruire nuove sintesi di pensiero sono le ragioni della nascita del PD ma anche lo scoglio su cui questo percorso si è incagliato. La Destra e la Lega, ciascuna a suo modo, hanno dato risposte. La prima affidando al mercato (e allo "stato minimo") il compito di autoregolazione sociale (il liberismo) e per oltre un decennio questo è stato il pensiero incontrastato e Berlusconi l’interprete. E’ però la Lega ad interpretare più efficacemente la fase post ideologica e non a caso sempre più frequentemente emerge la sua egemonia nella coalizione di governo nazionale. La Lega sa dare rappresentanza agli umori, trasformando il rancore in progetto politico, raccogliendo ogni forma di malumore dando ad una società spaesata una chiave di lettura semplificata della realtà, nemici in carne ed ossa con cui prendersela.

Il PD è la risposta al bisogno di nuovi strumenti interpretativi e di nuove sintesi culturali, ma è come se il ‘900 lo ancorasse al passato, riproponendo le culture di sempre. Il PD dovrebbe essere il partito dell’Europa, l’Europa è la vera sfida post nazionale e federalista, capace di connettere il locale ed il globale, ridisegnando diritti e responsabilità, attento al territorio e dunque capace di far proprio il concetto di limite (e dunque di sostenibilità), in grado di avviare – perché insieme di minoranze – una prospettiva di pace. E invece c’è qualcuno che da Roma ti dice come devi fare il tuo congresso. Siamo al di là del bene e del male.

In questi giorni ho appunti dappertutto. Sono riflessioni per nulla estranee alla questione aperta sul "partito di Dellai", ovvero di un soggetto politico moderato, dai forti legami territoriali, ancorato al centro sinistra. In realtà non è solo il problema di Dellai e di un soggettività politica "moderata". E’ un nodo di cultura politica trasversale all’area democratica, sempre più ineludibile. Per questo cerco di accelerare la stesura del progetto "Politica è responsabilità". Nelle venti righe del "manifesto" scrivo «Uno strumento per aiutare la politica a rinnovarsi nella cultura e nelle forme dell’agire. Questa è la mission di "Politica è responsabilità". Donne e uomini che stanno dentro e fuori partiti diversi, espressione di questa terra e di un comune sentire democratico ed europeo, accomunati dalla preoccupazione che i rituali sopravvivano ai cambiamenti tanto da vanificarne le tracce di innovazione e le aspettative». Nelle prossime settimane ne parleremo diffusamente.

Alle 14.00 sono in Consiglio provinciale. Nell’aula consiliare mi aspettano una trentina di persone del circolo anziani di Cadine in visita istituzionale. Loro compaesano, mi accolgono con un applauso. Parliamo della nostra autonomia, del fatto che molti la considerano un colpo di fortuna o un privilegio, avendo perso memoria di quel che era il Trentino prima del secondo statuto, terra d’emigrazione e di povertà. Ad ascoltarmi sono prevalentemente donne, non tutte anziane per la verità, ed anche un gruppetto di bambini con le loro mamme e nonne. Nonostante l’ambiente potrebbe indurre un certo timore reverenziale, l’interlocuzione è vivace. Racconto di come funziona il Consiglio, della mia esperienza di questi mesi, di come si costruisce una legge e, per non parlare in astratto, del DDL sull’educazione al consumo consapevole e delle filiere corte. Il tema è molto sentito e la discussione si anima. L’incontro dura tre quarti d’ora e nonostante l’ora pomeridiana non vedo intorno a me sguardi assonnati o annoiati. Foto ricordo e poi tante strette di mano, ognuna con un riferimento al Livio, il mio papà, alle nocciole e alle uova che vendeva, e alla mia mamma che faceva autostop a ottant’anni suonati.

Finito l’incontro, vado in via dei Cappuccini, alla sede del Corriere del Trentino. La conversazione con Simone Casalini scorre piacevolmente per un’ora e mezza, spaziando dall’Europa al Trentino. Non ho idea di quel che sabato ne verrà fuori ma conto sulla professionalità e sulla sensibilità di questo giovane ed intelligente caporedattore. Con le sue 8 mila copie vendute il Corriere in pochi anni si è conquistato uno spazio nell’editoria quotidiana trentina tutt’altro che scontato, un risultato ottenuto senza gridare, ma con la qualità dell’informare. E per diffusione è già oggi il secondo quotidiano della città di Trento.

Finisco l’intervista proprio in tempo per arrivare al Gruppo consiliare dove mi attendono Stefano Albergoni, Fabio Pipinato e Alessandro Graziadei. Dobbiamo mettere a punto la proposta "Politica è responsabilità": ne stiamo parlando ormai da mesi ed ora l’idea si sta affinando, devo dire, con spunti sempre nuovi. L’impresa si presenta avvincente e l’estate dovrebbe aiutarci a perfezionarla per poterla presentare a settembre. Sarà uno spazio di pensiero, non solo un blog interattivo. Per aiutare la politica, non per sostituirsi ad essa. Stefano mi dice che crede molto in questa cosa. Il suo è un riavvicinarsi all’impegno politico che mi conforta. Con Stefano, negli anni ’90, s’è avviato un processo di rinnovamento della sinistra trentina che ha reso possibile quel laboratorio che ci ha portati sin qui. Non che tutto sia andato come avremmo voluto, ma se il Trentino non è omologato al resto del nord è un po’ anche grazie a quel laboratorio che in tempi non scontati avviò un rimescolamento di appartenenze tutt’altro che banale.

 

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