giovedì 9 luglio 2009
9 Luglio 2009lunedì 13 luglio 2009
13 Luglio 2009venerdì 10 luglio 2009
La mattinata è dedicata al Premio Internazionale "Rovereto, Città della Pace". E’ la prima edizione ed il riconoscimento viene assegnato alla città di Acupe, dello Stato brasiliano di Salvador de Bahia. Nasce da un Quilombo, comunità di schiavi africani fuggiti dalle piantagioni di canna da zucchero e rifugiatisi nelle foreste, in luoghi di difficile accesso, dove si sono intrecciate radici culturali diverse dando vita a sincretismi afro-brasiliani dei quali la cultura locale è espressione. Qui viene rappresentata dai "Nego fulgido", ora un gruppo di 40 elementi ma che hanno iniziato a formarsi sin dall’epoca della fine della schiavitù: portano a noi una forma di opera popolare che racconta la storia di quella comunità. E in questi giorni la città di Rovereto si è stretta intorno a loro.
Nell’ambito di una manifestazione che per dieci giorni ha attraversato la città e i suoi luoghi simbolici più o meno conosciuti, oggi al Colle di Miravalle si tiene un convegno dal titolo "Culture fra pace e libertà" dove sono relatore. La tavola rotonda è interessante. Perché si svolge all’insegna della relazione ovvero della ricerca di uno sguardo capace di indagare antropologicamente la realtà, la propria come quella dell’altro. I racconti che vengono presentati sono altrettanti sguardi di vita. Nel mio intervento che conclude la mattinata cerco di immaginare un legame fra quello di cui si parla a L’Aquila, nella giornata del G8 dedicata all’Africa dove la retorica degli aiuti si sprecherà, ed il racconto che si svolge al Colle di Miravalle. E’ di questa retorica che, nei pochi minuti a disposizione, voglio parlare, proponendo di indagare parole che nel tempo hanno smarrito il loro significato. Pace, diritti umani, povertà richiedono una lavoro di manutenzione senza il quale non riusciranno più a comunicare se non banalità. Provo a farlo attraverso il racconto di una Galleria d’arte contemporanea realizzata in un disperato dopoguerra bosniaco, a partire dalla considerazione che "investire nella bellezza" sia un tutt’uno con il bisogno di rinascita di un territorio che esce dall’incubo. E uno sguardo sulle "nuove guerre", quelle che non si combattono contro un esercito nemico ma contro le città e il loro carattere cosmopolita, i ponti e le biblioteche nazionali. Insomma, contro la cultura.
Vado a pranzo con Flavio Lotti, il responsabile della Tavola della pace che promuove ogni anno la marcia Perugia – Assisi. La Tavola è ormai un’istituzione nell’arcipelago del pacifismo ed il Forum trentino per la Pace è uno dei suoi punti di riferimento territoriali. Gli racconto di quel che stiamo facendo per dare un’impronta nuova al Forum e lui mi parla delle iniziative in cantiere, in particolare della preparazione della settimana di iniziative previste in Palestina e Israele ad ottobre. E’ nel concetto di pace come relazione che avverto la possibilità di trovare fra noi un terreno fertile di dialogo, come contributo per quell’opera di restauro di cui ha bisogno il mondo della pace per uscire dai suoi rituali e dai suoi ideologismi.
Torno a Trento. E’ un venerdì di mezza estate e al gruppo non c’è quasi anima viva. La cartelle che colorano la mia scrivania sono altrettanti file aperti che mi rincorrono e anch’io provo quella sensazione di capogiro di cui ieri mi parlava Giovanna. Prima di andare al Museo storico dove ci aspetta il Focus sulla memoria, mi raggiunge Vincenzo Calì che di quello stesso Museo è stato direttore per molti anni. Con Vincenzo c’è un feeling che dura nel tempo, nonostante (o forse anche grazie) ai suoi colpi d’ingegno, al suo scartare di lato così improbabile che all’inizio mi faceva incazzare e che poi ho imparato ad accettare come espressione di un animo inquieto ma quasi sempre stimolante. Alle ultime elezioni comunali ha candidato con la lista dei socialisti, come per accompagnare il loro "ultimo miglio", dopo essere stato fra i promotori del PD del Trentino. Di cui non ha mai smesso di essere iscritto, iscrizione rinnovata – mi dice – proprio in questi giorni. Come sempre avviene, parliamo di federalismo e di come dare cittadinanza a questa cultura nel Partito Democratico. Partita impossibile?
Il Focus sulla memoria alla sede del Museo storico mi conferma nell’idea che il percorso avviato dal Forum per la Pace sia davvero molto utile: il confronto è ricco e stimolante. Ma le poche realtà presenti mi dicono che gran parte del nostro mondo è ancora ben lontano dal considerare l’elaborazione dei conflitti il nodo cruciale dell’impegno per la pace. Sarà un lavoro tutt’altro che facile, ma vale la pena provarci. I rappresentanti dei poli museali del Trentino ci sono, sono convinti su questa lunghezza d’onda, e personalmente credo moltissimo in questa collaborazione per far uscire la pace dalle secche del pacifismo di maniera.
Mentre sto andando a casa chiamo Alba che mi aveva cercato mentre ero in riunione. Mi racconta della paventata realizzazione di una nuova bretella stradale fra Borgo e Telve che toglierebbe quel po’ di verde e di aree agricole che ci sono nella zona e renderebbe ancor più degradata un’area sempre più affine al modello veneto. L’Adige di oggi, in cronaca della bassa Valsugana, ne parla diffusamente. E poi Alba è una persona seria e dunque voglio approfondire la cosa con l’assessore Pacher.
Il fine settimana si preannuncia tranquillo, niente riunioni, né convegni. Staremo a vedere.
