mercoledì 8 luglio 2009
8 Luglio 2009venerdì 10 luglio 2009
10 Luglio 2009giovedì 9 luglio 2009
Giovanna mi dice del suo senso di vertigine nel leggere questo diario. E ora, nello scrivere di una giornata come quella di ieri, zeppa di incontri, quasi mi trattengo. Il tempo che dedico al diario è in genere strappato al primissimo mattino e forse potrebbe essere utilizzato per miglior causa, anche perché non ho ancora la percezione di quanto interessi o possa essere utile. Un po’ utile lo è, come ogni diario, in primo luogo a chi lo scrive, per fermarsi qualche minuto al giorno a riflettere sul senso del proprio agire. Ma temo, in ogni cosa, l’autoreferenzialità. Attendo segnali.
La giornata inizia al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, nella selezione delle persone che vanno ad assumere l’incarico di portare avanti nei prossimi mesi alcuni progetti: il “Treno della memoria”, iniziativa che lo scorso anno ha coinvolto in Trentino oltre 400 ragazzi, la partecipazione ad “Educa”, la costruzione in Trentino dell’associazione “Libera”, il Progetto formazione e lo Zaino contro la guerra. Vengono selezionate le persone che queste attività le avevano avviate, in attesa di definire – a settembre – il programma vero e proprio del Forum. Nel frattempo verranno messi a disposizione del Forum dei locali un po’ più dignitosi e dunque c’è anche da progettare l’uso degli spazi e una serie di servizi che lì potranno trovare ubicazione. E poi va messa subito in cantiere la partecipazione alla settimana “Il tempo delle nostre responsabilità” che dal 10 al 17 ottobre porterà in Palestina ed in Israele migliaia di persone in un itinerario di incontri e manifestazioni per la pace.
Ieri i giornali riportavano le dichiarazioni dei redditi dei consiglieri provinciali. Il mio (15.662 euro) è uno dei redditi più contenuti, se pensiamo che sotto di me ci sono soltanto Giorgio Leonardi (7.333 euro, che di mestiere fa il gioielliere), Luca Zeni (1.490 euro, che nel 2007 faceva praticantato come avvocato) e Luca Paternoster (826 euro, ricco agricoltore della Val di Non).
Un piccolo reddito il mio, ma non mi considero affatto povero, visto che ho avuto il privilegio di poter organizzare la mia esistenza in grande libertà. Nei prossimi anni il reddito aumenterà notevolmente, nonostante l’impegno a versare il 50% delle entrate istituzionali fra il PD e i progetti formativi-partecipativi. Non so, invece, quanto aumenterà la qualità della mia vita… Ma intanto vado al CAF Cgil a fare la dichiarazione 2008. La funzionaria commenta le numerose ricevute fiscali relative alle conferenze e seminari con un “lei intanto gira l’Italia…”.
Sono passate le 12.30 e ho un appuntamento con Aida Ruffini, presidente dell’Itea. Le ho telefonato nei giorni precedenti per riprendere in mano una vecchia idea e affrontare un problema che mi sta a cuore. Il problema è la condizione di degrado in cui versa il vicolo che collega Via del Suffragio con Piazza della Mostra (nei pressi della libreria Einaudi), un luogo molto suggestivo ma oggi in completo stato di abbandono. La vecchia idea è quella del “Café de la paix” della quale abbiamo parlato qualche giorno fa in questo diario. Lo stabile era nel programma di alienazione dell’Itea, ma questa proposta potrebbe far rivedere questa decisione e trova un forte consenso. Ne parleremo alla prima riunione del Consiglio del Forum.
Riesco a fare in tempo per andare a pranzo a casa. Alle 15.30 sono di nuovo in ufficio a preparare l’incontro del Forum previsto nel secondo pomeriggio. Prima ho un appuntamento con Adel Jabbar, amico ed esule iracheno in Italia da quasi trent’anni. Incontro Adel sempre volentieri, perché il suo sguardo sul mondo non è mai banale. Mi sottopone un problema molto serio: un suo fratello minore è stato sequestrato a nord di Baghdad non si sa bene da chi. La sua famiglia (è sposato con due figli piccoli) ha pagato un riscatto di 50 mila dollari, ma di lui non si è avuta più nessuna traccia. Questa è la situazione in quel paese dal quale gli eserciti occupanti se ne stanno andando: prima l’hanno ridotto in macerie e poi consegnato nella mani di bande di criminali. E dei cinesi, a quanto pare, visto che il primo grande appalto petrolifero se lo è aggiudicato una società di Pechino. Una postmodernità che si chiama neofeudalesimo. Mi chiede se riesco ad attivare canali diplomatici o umanitari, ma ovviamente non è facile. Qualche possibilità si può ad ogni modo sondare.
L’ultimo appuntamento della giornata è il focus su “comunicare la pace”, il terzo dei cinque appuntamenti di verifica conoscitiva che abbiamo promosso come Consiglio del Forum per la Pace e i Diritti Umani. Anche questo incontro si rivelerà ricco di idee e la cartella degli appunti per la costruzione del programma diventa sempre più corposa. E’ lì, mentre usciamo da Palazzo Trentini, che Giovanna mi parla di questo diario e del suo senso di vertigine.
