venerdì, 29 maggio 2009
29 Maggio 2009
lunedì,1 giugno 2009
1 Giugno 2009
venerdì, 29 maggio 2009
29 Maggio 2009
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sabato, 30 maggio 2009

Aggiorno il diario e gli appuntamenti e poi parto per Firenze. Alle 11.00 ho appuntamento a piazzale Zuffo con Diego. L’avevo chiamato il giorno prima per vedere se aveva voglia di venire con me in uno dei miei viaggi pazzi e mi ha detto subito di sì. Con Diego in questi anni è cresciuta una forte amicizia e mi fa piacere conversare con lui durante il lungo viaggio di andata, fra code e traffico intenso.

Arriviamo a Firenze che sono ormai le 4 del pomeriggio. Andiamo alla "Fortezza da basso" nel cuore della città, dove si tiene questa nuova edizione di "Terra Futura" e proprio all’ingresso incomincio ad incontrare volti conosciuti. Il primo è Mario Agostinelli. C’eravamo sentiti qualche tempo fa al telefono, ma era da quattro o cinque anni che non ci si vedeva. Mario è stato segretario regionale della Cgil lombarda fin quando, per la sua autonomia di pensiero, non è stato messo da parte. Ora è consigliere regionale della Lombardia, ma anche in quest’ambito il suo spirito libero fatica a mettersi in riga con le appartenenze. Avremmo un sacco di cose da dirci, ma lui corre ad un appuntamento ed io a breve ho l’inizio dell’incontro. Ci ripromettiamo di vederci più tardi, ma così non sarà.

Quando partecipo a queste kermesse è così, viene fuori tutta la tua storia negli incontri casuali e nei capelli bianchi di chi rivedi dopo anni.

Vado allo stand del Cospe, Ong toscana che più di una volta ha ospitato i miei interventi sulla sua rivista, dove si tiene la nostra presentazione. E proseguono gli incontri. Gianni Tamino sapeva di trovarmi lì ed è venuto a salutarmi. Mi fa piacere vederlo disteso e quasi in pensione. Gianni è un uomo di scienza, è stato parlamentare, con lui non ci siamo visti per un sacco di tempo e poi, un paio di anni fa, ci siamo ritrovati in un cinema di Padova dove eravamo insieme relatori. Ci salutiamo dandoci appuntamento in Trentino, purché non di fretta. Incontro Enrico Tempestini, un giovane ragazzo di Pistoia che qualche anno fa decise di iscriversi ad uno dei viaggi del turismo responsabile nei Balcani che accompagnavo. Allora era poco più di un adolescente, ora è un giovane uomo. Ma con una disperata voglia di andare. E infatti mi chiede se c’è qualche viaggio verso il Caucaso.

Poi arrivano Neri e Sandra. Neri è un vecchio amico da poco ritrovato lungo i sentieri della "consulenza filosofica", Sandra è la sua compagna che non vedevo dagli anni ’90. Persone care con cui trovo sintonie speciali.

Allo stand del Cospe incontro Malavolti e Gravina che di quella Ong sono stati e sono l’anima. Malavolti, papà di Simone che lavora con noi a Prijedor, sarà il moderatore dell’incontro che ruota attorno a due libri, "Darsi il tempo" appunto e "Senza casa e senza paese. Profughi europei nel secondo dopoguerra" di Silvia Salvatici. La saletta è piena ed il dialogo si sviluppa subito in maniera avvincente, fra immigrazione e cooperazione. Silvia è molto brava e le cose che dice mi stimolano ad un confronto che trova come epicentro Hannah Arendt, nella sua polemica verso l’espressione "displaced persons" che sostituisce quella di apolide e nel suo metterci di fronte alla "banalità del male". I presenti seguono con attenzione e sarebbero molte le domande se il tempo non fosse tiranno, ma i commenti sembrano tutti positivi. E qualcuno ti chiede pure la dedica sul libro.

Alla presentazione fa capolino Emilio Molinari, presidente del Comitato italiano per il diritto all’acqua ma soprattutto persona cara, anche lui lì per un dibattito. Solo il tempo di salutarci ma con Emilio la nostra amicizia non s’è mai interrotta e ci si sente di frequente.

Con i rappresentanti del Cospe rimaniamo d’accordo per avviare una collaborazione attorno al Progetto Prijedor e più in generale nella riflessione sulla cooperazione. E poi andiamo a vedere gli stand della fiera. Tra questi, lo spazio di Viaggiare i Balcani con Claudia, Paola e Stefania che propongono i viaggi per l’estate.

So che Ali Rashid è anche lui alla Fortezza, per un confronto sulla Palestina. Lo troviamo ma non ha ancora concluso l’incontro e ci diamo appuntamento da lì a breve. Faccio due passi ed incontro Silvano Falocco, vent’anni che non ci vediamo ma ci si riconosce al volo anche grazie alla sua caratteristica parlata romanesca. Un abbraccio, tante storie ed una comune avversità, quella verso il rancore. Dopo un po’ di sguardi per capire le fatiche del tempo, mi ricorda di avergli fatto conoscere Silvio Trentin, uno dei padri del federalismo italiano, quando ancora la Lega non esisteva e nella sinistra il federalismo era pressoché un’eresia, e la cosa quasi mi emoziona. Grazie Silvano. Lo ricordavo come una persona solare ed il suo sorriso me ne dà conferma.

Ci raggiunge Ali e decidiamo di andare a cena tutti insieme con Neri, Sandra, Simone, la sua compagna e un altro amico di cui non ricordo il nome. E ovviamente con Diego, che nel frattempo segue incuriosito questo susseguirsi di incontri, cercando di orientarsi in un mondo pressoché sconosciuto. Chiedo di andare in un osteria toscana "di quelle vere" e ci portano da "Perseus", non lontano dalla Fortezza. E’ di quei locali che non hanno nulla di alternativo, ma che lo diventano mantenendosi come sono e che mi mettono di buon’umore. Quel che ci arriva nei piatti va oltre ogni aspettativa, un mix si sapori straordinario. Peccato che dobbiamo ripartire e che ci attendano 350 chilometri, così verso le 21.30 alziamo i tacchi. Mentre usciamo non ci stupisce più di tanto la fila di persone che stanno aspettando di trovare un tavolo. La sera fiorentina è mite ma ci dobbiamo salutare.

Simone viene a Trento con noi, per una serie di incontri del Progetto Prijedor. Per fortuna al ritorno non c’è granché traffico e l’automobile fila via spedita. La giornata è stata stimolante e produttiva ed il cuore è leggero.

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