mercoledì, 27 maggio 2009
27 Maggio 2009
venerdì, 29 maggio 2009
29 Maggio 2009
mercoledì, 27 maggio 2009
27 Maggio 2009
venerdì, 29 maggio 2009
29 Maggio 2009

giovedì, 28 maggio 2009

E’ uno di quei giorni che non vedi l’ora di metterti alle spalle.

A proposito di darsi il tempo, dovrei trovarne un po’ per curare il giardino sotto casa. L’orto è totalmente delegato a Gabriella, ma anche lei in questi giorni di fine anno scolastico è sempre a scuola. In più non piove. Allora prima di iniziare la giornata mi rivolgo a Carlo (mio fratello) e Daniele (nostro amico e persona dalle mani d’oro): è per il loro lavoro che intorno a noi ci sono tanti colori e un po’ di grazia. A proposito. Qualche mese fa sono stato a Olginate, sul lago di Como. Per arrivarci sono passato da Pontida, la culla della Lega. E’ stato come avere un’illuminazione: un continuo di magazzini, centri commerciali, case con i nanetti, senza un’agorà e nulla di aggraziato. Perché mai dovrebbero avercela, la grazia, nel cuore?

Alle 9.30 è convocata la Terza Commissione legislativa. All’ordine del giorno l’ascolto del Comitato che da anni si batte contro la realizzazione delle nuove caserme a Trento sud. La loro esposizione ha un taglio molto diverso da quella di altri che hanno fatto di questa questione una bandiera da accostare a quella del Dal Molin di Vicenza. Non c’è nessuna base militare in costruzione, il problema viene posto per le sue implicazioni ambientali, di trasparenza, di quantità di investimenti ed infine anche etiche. Continuo a non essere d’accordo con molte delle loro osservazioni, ma le questioni poste sono reali.

Non nascondo il mio trovarmi in difficoltà. Viene citata la legge 11/91 che istituisce il Forum trentino per la Pace, e la mia coscienza non può non interrogarsi se ha senso oppure no realizzare una caserma con un grande dispendio di risorse e spazzando via 27 ettari di terreno agricolo pregiato nel fondo valle. E poi c’è una ragione particolare che mi coinvolge: la lotta per il trasferimento delle caserme di Trento sud e l’acquisizione di oltre 60 settari di territorio alla città e al suo riordino la iniziammo noi, allora come Democrazia Proletaria del Trentino, a metà degli anni ’80, raccogliendo oltre cinquemila firme affinché si avviasse una trattativa fra il Comune di Trento e il Ministero della Difesa per liberare quelle aree già allora strategiche (figuriamoci oggi). Fu una delle più importanti battaglie urbanistiche che la sinistra portò a casa in quegli anni. Ebbe inizio una trattativa complessa a fronte di una presenza militare che nessuno aveva mai contestato e alla evidente necessità di contropartite senza le quali quell’area sarebbe finita nelle mani della speculazione privata. Una trattaiva durata vent’anni e in un arco di tempo così lungo il quadro cambia. (dovrei saperlo, no?)

Qualche mese fa, Massimiliano Pilati mi scrisse per esprimermi la sua preferenza di voto ma mi fece un appunto: "sulla questione delle caserme di Trento sud mi sarei aspettato da te un’idea più costruttiva per sparigliare la situazione". Quelle parole ora mi ronzano nella testa e forse aveva ragione.

Così, finita l’audizione, fisso con i rappresentanti del Comitato un appuntamento, per provare a ragionare insieme e buttar lì una proposta che possa almeno parzialmente riaprire la partita, pur sapendo che siamo oltremodo fuori tempo massimo. Lo stesso Dellai, durante una serata a Matterello in campagna elettorale, ha lasciato qualche spiraglio aperto.

Abitare i conflitti non vuol forse dire infilarsi negli interstizi che si aprono?

La Terza Commissione legislativa prosegue con l’audizione di rappresentanti di Apot, l’associazione dei principali consorzi agricoli trentini, attorno alla questione sollevata dal Comitato per la difesa della salute della Val di Non delle cosiddette "derive" nell’uso dei fitofarmaci. Percepisco negli interventi la fatica del cambiare, l’orgoglio di aver rivoluzionato negli ultimi dieci anni (attraverso l’introduzione dei protocolli di lotta integrata nell’agricoltura) un contesto prima insostenibile ma anche le resistenze culturali che ancora permangono, verso il biologico per esempio. Di seguito incontriamo i rappresentanti dell’Azienda sanitaria che ci espongono le modalità di una recente indagine conoscitiva sull’esposizione a prodotti fitosanitari nella popolazione esposta non professionalmente realizzata in val di Non. I risultati saranno disponibili a breve.

Finita la Commissione vado a vedere dove si può tenere l’incontro di Viaggiare i Balcani del prossimo 4 giugno, visto che il Magazzino di via Torre d’Augusto quella sera non è disponibile. Uno stuzzichino e ritorno in ufficio dove ho appuntamento con lo staff del Forum, per vedere le ultime cose prima del Consiglio per  la pace che si riunisce di lì a breve e i nuovi locali del Forum stesso.

La riunione del Consiglio del Forum viene aperta dalla vicepresidente Erica Mondini con un breve racconto sul recente viaggio in Palestina di una delegazione trentina e che ha visto, fra l’altro, l’inaugurazione del centro sociale a Beit Jala realizzato nell’ambito del rapporto fra la nostra comunità e quella della cittadina palestinese. Erica è visibilmente soddisfatta del viaggio, degli incontri avuti, dei legami che si stanno via via stringendo, di una relazione che inizia a strutturarsi come era nelle intenzioni di "Pace per Gerusalemme. Il Trentino e la Palestina".

Quello di aprire le riunioni del Consiglio con uno spunto fornito da un’associazione del Forum potrebbe essere un metodo di lavoro interessante

Qualche domanda e poi passiamo al punto più corposo che abbiamo all’ordine del giorno, ovvero il programma del Forum. Non è un programma quello che propongo, bensì un percorso di ascolto che si vorrebbe realizzare nell’arco di due/tre mesi nell’intento di mettere a foco le sinergie disponibili in ognuno degli ambiti di lavoro del Forum (scuola/formazione, memoria/conflitto, enti locali/cooperazione di comunità, nuove cittadinanze,  informazione). A monte indico la necessità di indagare sulle "nostre parole" per evitare la banalizzazione di concetti come pace, conflitto, riconciliazione, interculturalità, diritti umani, sviluppo. Più in generale di interrogarci sul mandato che la legge 11/91 ci affida quando ci chiede esattamente di "promuovere una migliore conoscenza dei problemi della pace, dei diritti umani e della solidarietà fra i popoli" ma anche di "formulare proposte alla Giunta provinciale in relazione agli strumenti di programmazione degli interventi provinciali in materia di cultura, di emigrazione, di immigrazione, di solidarietà internazionale, di istruzione, di formazione e di politiche giovanili".

Fare il nostro dovere, evitare le ritualità, rileggere il Forum per la Pace e i Diritti umani nella sua funzione politica in senso pieno. E’ un "cambio di passo" quello che propongo e colgo nei presenti una diffusa volontà di andare in questa direzione.

Approviamo la relazione del "Progetto Formazione" e di seguito il programma 2009 dell’Osservatorio Balcani e Caucaso, realtà connessa con il Forum. Non c’è il tempo per un confronto a tutto campo sull’attività dell’Osservatorio e decidiamo di dedicare all’insieme delle problematiche poste da Francesca Vanoni e Marco Vender un apposito incontro di approfondimento del Consiglio.

Sono le 20.00 e vado diretto a Sopramonte, dove c’è la presentazione di "Darsi il tempo". La cornice è un itinerario di incontri proposti dal costituendo circolo del Bondone del PD che abbiamo definito così: "per il piacere di conoscere e conversare". E così scorrono le parole, sguardi sul mondo che s’incrociano con l’osservare quel che avviene ogni giorno intorno a noi, in comunità sempre più interdipendenti. Si avverte il bisogno di guardare oltre, anche se non è facile e fatichiamo a darci il tempo.

Concludiamo con un piccolo brindisi (i libri vanno bagnati). E la conversazione informale si sposta sulla situazione nella circoscrizione, sulla frustrazione di aver richiesto invano una discontinuità nella presidenza incontrando un muro invalicabile. Dovremmo riparlarne.

La giornata è finita. A casa un pasto frugale, ma un bicchiere di Agramante, negro amaro di Lucera, non me lo toglie nessuno.

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